Identikit
di Giuseppe Patroni Griffi con
Elizabeth Taylor, Maxence Mailfort, Mona Washbourne, Ian Bannen - It
Con l’anima in subbuglio Liz (Elizabeth Taylor), tedesca di mezza età, decide di concedersi una vacanza e vola da Amburgo a Roma. Spaesata, tesa e smarrita sull’aereo è attratta da Pierre (Maxence Mailfort) un uomo schivo e riservato che non ricambia le sue velate attenzioni. Giunta nella capitale incontra nei Grandi Magazzini Elena (Mona Washbourne) l’eccentrica zia di Pierre e mentre va alla ricerca del suo uomo ideale s’imbatte in Bill (Ian Bannen) un americano ossessionato dal sesso e dalla macrobiotica ed in un borgataro che tenta di violentarla. Dopo aver incontrato nuovamente Pierre in un albergo, si reca a Villa Borghese dove si fa ammazzare da un maniaco a colpi di forbiciate.
Pellicola maledettamente
statica che vorrebbe trasmettere le esitazioni, gli sbandamenti e lo smarrimento
della protagonista che cerca nella capitale di ritrovare se stessa. Sin dalle
prime scene Liz appare una donna sommersa da spunti interpretativi e fermamente
convinta di non piacere alla gente che, a suo dire, fa di tutto per evitarla.
Novella Alice nel paese delle meraviglie, Liz attraversa Roma con uno sguardo
confuso ed interrogativo, scampa per miracolo ad un attentato terroristico ed è
vittima di uomini che ad ogni occasione, assaliti da irrefrenabili fremiti
erotici, le saltano addosso. La scrittura visiva è piatta ed i dialoghi
appesantiti da affermazioni enfatiche e pompose; ad Elena che le chiede come
farà a riconoscere il suo uomo, Liz le risponderà:
“L’uomo che cerco mi riconoscerà, capirà
subito che donna sono. Più che una presenza direi sarà la fine di un’assenza”.
Il regista s’affida in sede di sceneggiatura a Raffaele