Holy water

di Tom reeve con Cornelius Clark, Lochlann O'Mearain, John Lynch, Cian Barry – GB- 2011

 

Vuoi per contesto culturale, per storia o per quant’altro ogni nazione ha la capacità di esercitare certi generi cinematografici in maniera più credibile di altri. E’ difficile immaginare una commedia prodotta in Austria, un musical serbo o un peplum argentino ma è naturale pensare ad un film d’autore francese, ad un erotico giapponese o a una commedia demenziale americana. In questi ultimi anni, accanto alle impareggiabili pellicole dirette dagli “arrabbiati” Loach, Leigh, Frears, si é fatta strada nel cinema britannico una commedia tendente all’iperbole ed al grottesco che ruota intorno a dei protagonisti spiantati e senza futuro che, tra una birra e l’altra, provano (invano) a mutare il corso del proprio destino. Il tutto immerso in dei paesaggi mozzafiato e condito da dialoghi affilati, irriverenti e pungenti, impregnati del tipico humour “inglese”. Non fa eccezione a questo ormai collaudato e fortunato cliché Holy water, terza pellicola diretta da Tom Reeve, ambientata a Killcoulin's Leap, piccolo, soporifero e bigotto paesino sulla costa irlandese, totalmente immerso nel verde e popolato da quattro gatti, per lo più anziani ed incartapecoriti. La vicenda mostra quattro amici per la pelle, un postino (Cornelius Clark), un meccanico (Lochlann O'Mearain), un albergatore (John Lynch) ed un irrequieto adolescente (Cian Barry) che, per dare una svolta alla propria monotona vita, decidono di rubare un furgone carico di Viagra e di rivendere poi le “miracolose” pillole blu ad Amsterdam. I quattro strampalati protagonisti riusciranno a mettere a segno il colpo ed a nascondere il prezioso bottino in un pozzo consacrato alla Madonna. Come prevedibile, non mancheranno sorprese e colpi di scena ed il finale sarà, inequivocabilmente, irridente e schioppettate. Una pellicola che mette in circolo del sano buonumore e che prende ferocemente in giro gli americani, gli odiati “cugini” inglesi e la sessuofobica Chiesa cattolica.

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011

 

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