H2S di Roberto Faenza - 1969
Tommaso (Denis Gilmore) giunge in una
città avveniristica governata da il Capo (Giancarlo Cobelli),
un dittatore che ha trasformato i sudditi in automi. Dopo aver incontrato il
Professore (Lionel Stander) che gli illustra la filosofia su
cui regge l’intero sistema, Tommaso assiste ad una lezione de Il Capo, impegnato
a manipolare le menti degli allievi e a piegarli all’ubbidienza. In nome della
difesa della libertà individuale, Bea si ribella ed invita gli altri a
protestare. Il Capo e la Centenaria
(Paolo Poli) sembrano spiazzati ma, dopo aver finto di aderire alle richieste
degli studenti, convocano la “ribelle”, l’avvelenano, la strangolano e poi la
divorano. Dopo alcuni colpi di scena, sedata la ribellione, il Professore,
scalza dal potere Il Capo ed allora Tommaso, sempre più confuso e spaventato,
fugge su un ghiacciaio insieme ad Alice (Carole André). Dopo aver assaporato i
piaceri dell’amore scopre che è una donna con istinti violenti, primitivi ed
animaleschi. Ritornato in città é sottoposto al lavaggio del cervello e, dopo
aver tentato, invano, il suicidio, sul finale, sarà costretto a sposare la Centenaria.
Scegliendo la via della ribellione
individualista, mentre sono in corso i festeggiamenti nuziali, riserverà a tutti
un’inaspettata sorpresa.Faenza
confeziona una favola dal sapore orwelliano, iperrealistica, anarchica e senza
speranza e mette in guardia contro i pericoli dell’alienazione e dei massici
condizionamenti di massa tipici dell’attuale società capitalistica. Il regista
vuole spiazzare, disorientare, prendere alla sprovvista lo spettatore e mostra
un’umanità massificata, priva di emozioni e di sentimenti. L’apparato
scenografico, molto curato, è zeppo di strani congegni elettronici che emettono
luci e suoni assordanti ed é popolato da macchine completamente asservite al
potere (una di esse prende a schiaffi chiunque pronunci il nome di Mao Tze Tung).
I costumi sono ricchi e sontuosi, il cast è di primo ordine (su tutti un
vaporoso Paolo Poli ed un sardonico Lionel Stander); peccato che le scene siano
troppo slegate tra loro e lo script sfilacciato e confuso. La pellicola (vietata
ai minori di 14 anni) fu sequestrata non appena uscì nelle sale su istanza del
procuratore della Repubblica di Roma Vittorio Occorsio, in base all’allora
articolo 529 del Codice “per offesa al comune sentimento del pudore” e fu
dissequestrata dopo un interminabile procedimento giudiziario. Il titolo fa
riferimento alla formula dell’acido solfidrico.
Per l'intervista completa a Roberto Faenza,
l'antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume
di Ignazio Senatore: "Roberto Faenza Uno scomodo regista" - 2012 -Falsopiano
Editore
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