Il sol dell’avvenire
Al 61° Festival di Locarno ha riscosso
unanimi consensi, all’ultima Festa di Roma, nonostante la collocazione in una
rassegna a latere, ha fatto il pieno di spettatori. Dopo la nota polemica del
ministro Bondi per i finanziamenti ricevuti dal Ministero del Beni Culturali nel
2006 e le proteste di Giovanni Berardi, a nome dei familiari delle vittime del
terrorismo, ritorna nuovamente nelle sale “Il sol dell’avvenire”
film-documentario di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone. Liberamente tratto
da “Che cosa sono le BR” di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, il film
narra del gruppo composto da Tonino Loris Paroli, Roberto Ognibene, Prospero
Gallinari, Renato Azzolini ed Alberto Franceschini che intorno al
Gianfranco Pannone, napoletano, con un’esperienza di documentarista alle spalle è lapidario:
“Come regista, senza
dare delle risposte assolute, ho cercato di comprendere le ragioni di un
fenomeno, utilizzando i protagonisti come testimoni. Come è avvenuto per il
fascismo, questo paese ha la memoria zoppa e piuttosto che fare i conti con il
passato, se ne sta sulla difensiva. Il difetto degli italiani è di essere degli
opportunisti e di voler dimenticare in fretta, sottraendosi alla ricerca della
verità storica. I brigatisti non sono scesi da Marte ma fanno parte dell’album
di famiglia della sinistra.Dopo l’intervento a gamba tesa del ministro Bondi,
l’Istituto Luce che doveva distribuire il film si è tirato indietro e molti
esercenti ci hanno negato le sale.”
Gli fa eco Giovanni Fasanella, giornalista autore di ”Guido Rossa, mio padre” e “I silenzi degli innocenti”, due volumi sulle vittime del terrorismo:
“Il titolo del film è una scelta ironica e
ci ricorda che invece della ricerca della felicità e della grande utopia, il
terrorismo ha provocato solo tragedie. Come giornalista, il mio mestiere è
quello di raccogliere dei punti di vista che servono a comprendere la verità.
Siamo partiti da Reggio Emilia perché lì è nato il gruppo ideologico più forte
delle BR e lo abbiamo indagato e vivisezionato. Ci aspettavamo dei malumori e
delle critiche ma nei confronti di questo film c’è stata addirittura una
campagna di censura preventiva che è scattata prima ancora che la pellicola
uscisse nelle sale. Bondi l’ha attaccato prima che fosse presentato a Locarno e
Giovanni Berardi l’ha criticato senza vederlo. La verità è che non si può
umanizzare un terrorista altrimenti assomiglia a te.”
Articolo pubblicato su "Epolis"-
27-2-2009pubblicato su "Epolis"- 27-2-2009