Il sol dell’avvenire

 

Al 61° Festival di Locarno ha riscosso unanimi consensi, all’ultima Festa di Roma, nonostante la collocazione in una rassegna a latere, ha fatto il pieno di spettatori. Dopo la nota polemica del ministro Bondi per i finanziamenti ricevuti dal Ministero del Beni Culturali nel 2006 e le proteste di Giovanni Berardi, a nome dei familiari delle vittime del terrorismo, ritorna nuovamente nelle sale “Il sol dell’avvenire” film-documentario di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone. Liberamente tratto da “Che cosa sono le BR” di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, il film narra del gruppo composto da Tonino Loris Paroli, Roberto Ognibene, Prospero Gallinari, Renato Azzolini ed Alberto Franceschini che intorno al 69’ si riuniva a Reggio Emilia e diede poi vita alle Brigate Rosse.

Gianfranco Pannone, napoletano, con un’esperienza di documentarista alle spalle è lapidario:

 

“Come regista, senza dare delle risposte assolute, ho cercato di comprendere le ragioni di un fenomeno, utilizzando i protagonisti come testimoni. Come è avvenuto per il fascismo, questo paese ha la memoria zoppa e piuttosto che fare i conti con il passato, se ne sta sulla difensiva. Il difetto degli italiani è di essere degli opportunisti e di voler dimenticare in fretta, sottraendosi alla ricerca della verità storica. I brigatisti non sono scesi da Marte ma fanno parte dell’album di famiglia della sinistra.Dopo l’intervento a gamba tesa del ministro Bondi, l’Istituto Luce che doveva distribuire il film si è tirato indietro e molti esercenti ci hanno negato le sale.”   

Gli fa eco Giovanni Fasanella, giornalista autore di ”Guido Rossa, mio padre” e “I silenzi degli innocenti”, due volumi sulle vittime del terrorismo:

 

“Il titolo del film è una scelta ironica e ci ricorda che invece della ricerca della felicità e della grande utopia, il terrorismo ha provocato solo tragedie. Come giornalista, il mio mestiere è quello di raccogliere dei punti di vista che servono a comprendere la verità. Siamo partiti da Reggio Emilia perché lì è nato il gruppo ideologico più forte delle BR e lo abbiamo indagato e vivisezionato. Ci aspettavamo dei malumori e delle critiche ma nei confronti di questo film c’è stata addirittura una campagna di censura preventiva che è scattata prima ancora che la pellicola uscisse nelle sale. Bondi l’ha attaccato prima che fosse presentato a Locarno e Giovanni Berardi l’ha criticato senza vederlo. La verità è che non si può umanizzare un terrorista altrimenti assomiglia a te.”

                                                                                            

                                                                                            

                                                                                            

Articolo pubblicato su "Epolis"- 27-2-2009pubblicato su "Epolis"- 27-2-2009

 

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