Intervista Matteo Garrone

 

Matteo Garrone è senza alcun dubbio il più talentuoso regista della sua generazione. Romano, figlio d’arte (suo padre Nico è un noto critico teatrale) ha già alle spalle sei film. Dopo Terra di mezzo (1997), Ospiti (1998) ed Estate romana (2000) attira l’attenzione della critica con il suo struggente, cupo e disperato L’imbalsamatore (2002) e poi con il dolente e sofferto Primo amore (2003). Regista dotato di una marca stilistica assolutamente originale, sin dagli esordi, ha fatto scuola a sé, mostrando, con il suo stile personale, di saper maneggiare la macchina da presa come pochi, di sapere imprimere alle sue storie le giuste atmosfere ed accelerazioni. Recentemente ha presentato al Festival di Cannes Gomorra, pellicola tratta dal fortunato romanzo di Saviano.

Sembra entusiasta e raggiante

“Che dire? Me la godo. Nei film precedenti non avevo incassato una lira. Vengo da un libro importante che ha venduto tanto in Italia ed all’estero e credo che gli spettatori abbiano compreso che volevamo raccontare una storia vista dall’interno.”

Questo film nasce da una sua urgenza o le è stato commissionato dal produttore?

“Non seguo le mode. A questo progetto lavoro da due anni ed ancora prima che Gomorra diventasse un best-seller. Per immergermi meglio nell’atmosfera della città ho vissuto sei mesi a Napoli ed ascoltato delle persone che mi hanno aiutato a comprendere meglio la realtà che mi circondava.

Tornatore affermava che bisognava andare là dove ti portano le storie. Perché è stato attratto da un tema così difficile e complesso come quello della camorra?

“Quando ho diretto Primo amore, pellicola ambientata a Vicenza non ero particolarmente interessato alle problematiche legate al Nord Est dell’Italia o a quelle degli orafi. Ho sempre affrontato tematiche relative all’uomo e legate all’immaginario. Sentivo il bisogno di raccontare un tema così complesso e difficile.

Un tempo si diceva che il personale era politico e L’imbalsamatore e Primo amore raccontavano storie di personaggi malsani che si lasciavano andare alla deriva e che esprimevano il disagio di un civiltà allo sbando.

“Non è il tema che è politico ma è il linguaggio che scegli che lo determina. In questo caso c’è una coincidenza dei due fattori ma la forza del film sta nell’espressione che uso, nel taglio che ho scelto di dare alle inquadrature.”

Il film è duro ed è un vero cazzotto nello stomaco dello spettatore e si esce dalla sala storditi, covando dentro dei vagoni di rabbia.

“La violenza che compare nel film non è mai gratuita o compiaciuta ma coerente alla dinamica del film.”

Saviano gira sotto scorta. Lei teme ritorsioni?

Assolutamente no anche perché il film va in un’altra direzione, meno giornalistica e non si fanno né nomi, né cognomi.

Durante la lavorazione del film ha avuto pressioni o minacce da parte ella camorra?

Ho sempre sentito intorno a me molto calore, nessuno mi ha mai ostacolato ma ho trovato intorno a me un clima di grande collaborazione.

Dopo i riconoscimenti ottenuto con La ragazza del lago Toni Servillo è uno degli attori italiani più acclamati. Sullo schermo interpreta sempre i ruoli della persona fredda e distante. Come è sul set?

Toni è un grande attore, è molto simpatico ed ha un grande senso dell’umorismo.

Dopo Primo amore affermò che da quella esperienza ne uscì come vampirizzato. Quali sono le sue emozioni dopo aver girato il film?

Questo film mi ha tonificato i muscoli perché è una pellicola ricca di storie. In realtà sono cinque film in uno e sono contento della sua realizzazione perché per me è stata una sfida importante anche perchè tutti mi continuavano a dire che non era possibile tradurre sullo schermo il romanzo di Saviano.

Ha dei nuovi progetti in cantiere?

Per ora desidero solo prendermi una pausa. Sono due giorni che rispondo alle interviste. Ormai ho inserito il pilota automatico.

A Cannes il suo film ha raccolto cinque minuti d’applauso ed ha incontrato il parere favorevole di tutta la critica. Spera in qualche premio?

Il meccanismo dei premi è sempre molto complesso, sono spesso legati alla casualità e a certi incontri favorevoli.

 

Articolo pubblicato su "Epolis"- 21-05-2008

 

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