Galantuomini di Edoardo Winspeare
Trama: Amici inseparabili, i piccoli
Fabio, Ignazio e Lucia giocano felici e spensierati in una cittadina del
Salento. Passano gli anni; Fabio muore di overdose ed Ignazio, magistrato,
appena rientrato a Lecce dopo alcuni anni trascorsi a Milano, ha il compito di
scoprire e smascherare chi gestisce il losco traffico di stupefacenti in città.
Lucia, madre di un bambino nato dalla relazione con Infantino un malavitoso
locale, è diventata il braccio destro di Zà un boss senza scrupoli. I destini di
Fabio e di Lucia finiranno, inevitabilmente, per incrociarsi.
Dopo aver citato Orson Welles “Ho
cominciato dalla vetta con Quarto Potere. Quel film è stata la mia condanna”,
Paolo Taviani mi raccontò che “Padre padrone” era diventata la sua
persecuzione perché quando negli anni successivi presentava uno dei suoi film,
diretti insieme a suo fratello Vittorio, tutti gli dicevano: “Si, però non è
come quell’altro”. Questo aneddoto, credo, calzi a pennello per commentare
“Galantuomini”, il nuovo film di Edoardo Winspeare, ritornato dietro la
macchina da presa cinque anni dopo “Miracolo” il suo struggente e
toccante capolavoro.
“Galantuomini” è giocato tutto
sul contrasto tra il personaggio di Lucia (interpretato da una straordinaria,
intensa e selvatica Donatella Finocchiaro) e quello di Ignazio (un Fabrizio
Gifuni incarcerato in un ruolo troppo ingessato e privo di appeal) ed è tutto
nello scontro tra istintività e razionalità, tra il peccato e l’innocenza, tra
il rispetto delle leggi scritte e quelle del cuore. Lucida, spietata e
determinata, Lucia s’imbarca su un gommone per comprare armi in Montenegro, è
disposta a dare la propria vita per il figlio, tiene in pugno i suoi affliliati
e negozia a muso duro, affari ed alleanze, con dei temibili avversari; Ignazio,
all’opposto, elegante, trattenuto e composto, è un “galantuomo” dell’alta
borghesia salentina, e seppur sia innamorato sin da bambino di Lucia, implode al
proprio interno, tenendo al guinzaglio le proprie emozioni. “In tutti questi
anni non sei stato nemmeno capace di scoparmi” gli urlerà in faccia
Lucia e lui, senza replicare, la guarda negli occhi, con lo sguardo da cane
bastonato.
Winspeare diserta le ambientazioni
notturne, ambienta la vicenda tra gli Anni Settanta e Novanta e s’inerpica sui
sentieri della denuncia sociale, mostrando come era felice e spensierato il
Salento prima dell’avvento della Sacra Corona Unita, insediatasi in quelle zone
nel
Recensione pubblicata su Segno Cinema - Numero 155 - Gennaio -
Febbraio 2009