Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni - 1998
Caterina (Margherita. Buy), una suora in attesa di prendere i voti, sta passeggiando in un parco nel centro di Milano quando un uomo le consegna un neonato avvolto in un maglione; lei, non ci pensa due volte ed affida il piccolo alle cure dei medici di un ospedale. Inaspettatamente quel neonato rimette in lei in moto sopite passioni e, partendo da un flebile indizio, riesce a rintracciare Ernesto (Silvio Orlando) il proprietario del maglione, un uomo schivo e riservato che gestisce una modesta lavanderia e che ha sempre tenuto al guinzaglio le proprie emozioni. Dopo gli iniziali tentennamenti, Ernesto spera di poter essere il padre del bambino e con Caterina si tuffa alla ricerca di Teresa (Carolina Freschi), sua ex dipendente, con la quale ebbe in passato una fugace relazione. Un finale aperto chiude la vicenda. Piccioni non bluffa mai con i sentimenti e riesce a trapassare, con le sue storie semplici, il cuore dello spettatore. Il film, privo di retorica ed intriso di una profonda spiritualità, più che per gli argomenti sfiorati (la solitudine, la vocazione alla maternità, lo smarrimento di una suora prima di prendere i voti) colpisce per la raffinata sobrietà con la quale mette in campo lo smarrimento di chi vorrebbe vivere senza scosse ma, travolto da un avvenimento inaspettato, assapora il vuoto, l’inutilità e l’insensatezza della propria esistenza. Caterina, è stata abbandonata da piccola dal padre ed ha dovuto sempre lottare contro la madre (Giuliana Lojodice) che non ha mai condiviso la sua scelta di diventare suora; Ernesto è un uomo solo e senza affetti e dopo aver provato, inutilmente, a mettere su famiglia si ritrova con una casa enorme sul groppone. Ad amplificare ancora di più il senso di smarrimento dei personaggi, la tenera e sconsolata Cristina, una ragazza che non ha esitato un attimo a liberarsi del neonato che le ricorda l’umiliazione ed il dolore subito per essere stata abusata dal patrigno. Sullo sfondo una donna (Marina Massironi) alla disperata ricerca dell’anima gemella, affetta come Ernesto da attacchi di panico, che scrive sui tovaglioli dei bar il proprio numero di telefono, nella speranza che qualcuno possa chiamarla. Indimenticabile la scena che mostra Caterina, in pieno tumulto emotivo, che entra nel nido, si riprende il neonato, varca il portone dell’ospedale e poi, resosi conto dell’insensatezza del proprio gesto, ritorna sui propri passi e lo rimette nella culla. Il finale con l’abbraccio commosso e disperato tra Ernesto e Caterina è da incorniciare. Magnetica e struggente la colonna musicale di Ludovico Einaudi.
Per l'intervista al regista Giuseppe Piccioni, l'antologia della critica e della
critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: "Conversazione
con Giuseppe Piccioni" - 2013 -Falsopiano Editore