Fuga dal Natale di Joe Roth – USA -2005
Sta per sopraggiungere il Natale e Blair
Krank (Julie Gonzalo) una giovane e brillante ragazza di ventitrè anni, decide
di andare in Perù come volontaria dell’organizzazione “Pace senza frontiera”.
Luther (Tim Allen) e Nora (Jamie Lee Curtis) i suoi genitori, non reggono il
colpo ed entrano in depressione. Il papà fa un po’di conti e, per non
trascorrere il “solito” Natale, prenota una crociera ai Carabi, decretando così
la lotta agli addobbi, ai regali, alle lucine, ai biglietti d’auguri, all’albero
di Natale ed a Frosty, il gigante pupazzo di neve illuminato da issare, come
tradizione, sul tetto di casa. La decisione dei Krank di “scappare dal Natale”
getta lo scompiglio nella tranquilla comunità di Hemlock Street e spalleggiati
dall’invadente Vic Frohmeyer (Dan Aykroyd), ogni abitante prova, inutilmente, a
farli recedere dalle loro posizioni. La vigilia di Natale, giorno della
sospirata partenza, Blair annuncia a papà e mamma che sta tornando a casa, in
compagnia di Enrique, il suo nuovo fidanzato peruviano. La crociera va a monte e
i due sono nuovamente a pezzi. Come faranno i nostri eroi, in un paio
d’ore, a comprare un albero di Natale, ad addobbarlo con festoni e lucine, a
trovare del prosciutto al miele, a cucinare un tacchino farcito ed a
rispolverare dalla soffitta il simpatico Frosty?
Il film, divertente e ricco di gag, ha
una doppia anima e ruota intorno alla scelta dei Krank di non festeggiare il
Natale con gli altri componenti della comunità. Nora è più flessibile e sarebbe
disposta a dei piccoli compromessi; Luther si ostina, invece, a difendere a
tutti i costi la propria precisa scelta di campo e a non voler essere coinvolto
in certi stanchi e standardizzati rituali. Impaginando una serie di situazioni
al limite del grottesco, il regista sottolinea la difficoltà di una comunità
che, non solo non rispetta la scelta autonoma dei Krank, ma la rilegge come un
un’inqualificabile atto di ribellione, come un gesto di insano egoismo e di
pericolosa destabilizzazione . Ma Roth, sul finale del film, rispolvera Frank
Capra ed i buoni sentimenti e ci ricorda che l’essenza del Natale va ben oltre
la corsa consumistica ai regali ed il rispetto di rigide convenzioni sociali ma
è da ricercare in quel sentimento, intimo e privato, che ci fa sentire parte di
un gruppo ristretto (famiglia) o allargato (comunità). Il regista ci ricorda che
nessuno di noi è un’isola e che, nei momenti di bisogno, quando meno te lo
aspetti, un’intera comunità può ridarci la forza di lottare, risollevarci dalle
secche della apatia e della depressione, aiutarci a cavarci dagli imprevisti e
dalle soluzioni apparentemente senza via d’uscita. E non a caso, non appena gli
abitanti di Hemlock Street scoprono dell’imprevisto ritorno di Blair,
dimenticati in un baleno, i precedenti dissapori con Nora e con Luther, in
un’appassionante gara di solidarietà, allestiscono per lei una faraonica e
luccicante festa d’accoglienza, con tanto di scorta della polizia, tacchino
farcito ed un super albero di Natale, addobbato con nastrini e festoni.
L’idea di partenza è carina ed il film
regge bene per tutto il primo tempo, peccato s’afflosci come un soufflè, nel
secondo. Alcune scenette però sono divertenti e strappano qualche smaliziato
sorriso. Su tutte Nora e Luther che prima di partire per la crociera decidono di
farsi qualche lampada abbronzante ed in costume da bagno s’imbattono nell’esterefatto
sacerdote della parrocchia e quando entrambi sono costretti a rintanarsi in casa
per non cedere alle lusinghe di un gruppo di fedeli di una chiesa protestante
che cantano in coro un’interminabile “Jingle bells”. Tim Allen e Jamie Lee
Curtis brillano nei loro ruoli. Dan Akroid, nella parte di Vic Frohmeyer, è un
bonario boss del quartiere. Dal romanzo di John Grisham.