A Ravello nel nome di
Freud
Cinema e
psicoanalisi sono nati entrambi nel
1895. In quello stesso anno i
fratelli Louis e Auguste Lumiere la sera del 28 dicembre, nel sotterraneo del
Gran Cafè di Parigi, proiettavano i loro primi film e Freud pubblicava i suoi
“Studi dell’isteria”. Da allora, sempre più frequentemente queste due discipline
sono andate indissolubilmente a braccetto. Nel corso dei decenni successivi,
infatti, l’utilizzo dei sogni è diventato uno dei codici iconografici più
utilizzati da registi e sceneggiatori. Secondo il modello psicoanalitico, la
struttura stessa su cui è fondato il dispositivo cinematografico (la sala buia,
la posizione rilassata sulla poltrona e la relativa immobilità dello spettatore
al cinema, l'irrealtà delle immagini proiettate sullo schermo…) facilita ancor
più la regressione in sala dello spettatore fino a renderla sovrapponibile a
quella del sogno. Non è quindi un caso che la rassegna curata da Lina Wertmuller
e Remigio Truocchio, nell’ambito del Festival di Ravello 2004 preveda dal 1 al 8
agosto una retrospettiva sul tema “Cinema e sogno”. Nella splendida cornice
della Villa Rufolo verranno proiettati, tra gli altri, alcuni classici della
cinematografia internazionale come “Sogno di una notte di mezza estate” di Max
Reinhardt e William Dieterle, “Il posto delle fragole di Ingmar Bergman e
”Sogni” di Akira Kurosawa. Ma le serate assolutamente da non perdere saranno
quelle dedicate alle pellicole del cinema muto, affiancate dalla sonorizzazione
dal vivo da parte di musicisti di grande prestigio.
Francesco D’Errico Movies Quartet accompagnerà la proiezione
di “Nosferatu, il vampiro”, capolavoro del cinema espressionista tedesco,
diretto nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau.
Enzo De Rosa,
sonorizzerà, invece, “Rapsodia satanica” di Nino Oxilia,
un film del 1915, interpretato da Lyda Borelli e musicato da Pietro Mascagni. Ma
l’evento più atteso di tutta la rassegna è la proiezione del capolavoro del 1926
“I misteri di un’anima” per la regia di Georg Wilhelm Pabst (sonorizzato da
Emilio Galante). Al di là delle sue cifre stilistiche, questo film deve la sua
fama ad un episodio che vide protagonista lo stesso Freud a cui fu chiesto di
supervisionare la sceneggiatura. Ma il Padre della psicoanalisi declinò l’invito
e “bacchettò” successivamente i suoi due allievi Karl Abraham (presidente allora
della Società Psicoanalitica Internazionale) ed Hans Sacks che accettarono la
proposta. I motivi che spinsero Freud a rifiutare quella collaborazione furono
molteplici. A quel tempo il maestro viennese era impegnato nell’ottenere un
riconoscimento scientifico alla sua Metapsicologia ed un suo contributo ad un
film divulgativo sulla psicoanalisi rischiava di condizionare in negativo il
mondo accademico. Inoltre, la sceneggiatura ruotava intorno all’idea che la
malattia mentale fosse originata da un trauma e questa ipotesi era stata ormai
abbandonata dallo steso Freud.
Il film fu proiettato nel marzo del 26 al Gloria Palace
di Berlino, accompagnato da un insolito lancio pubblicitario ma raccolse, al
tempo, una timida accoglienza. A completare gli eventi altri musicisti
d’eccezione: la Totò Jazz, la Fellini Jazz
ed i Solisti di Ennio Morricone
L'Articolo- Redazione
napoletana del "L'Unità" - 29-7-2004
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