Free runner

 

 

E’passato più di un secolo da quando il Futurismo, corrente culturale e letteraria che inneggiava al movimento ed alla velocità, con le sue parole d’ordine, diede una sferzata d’energia ai contemporanei. In quegli anni tutto sembrava scorrere veloce ed anche il cinema seppe interpretare con originalità quel fervore che travolgeva l’Italia e l’Europa. Da allora, più che lasciarsi affascinarsi dalle pause, dalle soste, dalle lentezza, il grande schermo ha continuato ad essere irresistibilmente attratto dalla corsa, dall’impeto, dalla velocità e mostrato spesso dei personaggi che, affannosamente, corrono, sfidandosi all’interno di una ristretta finestra temporale.

Non sfugge a questo cliché narrativo la modesta pellicola di Lawrence Silvestein che mette in scena alcuni giovani “free runner” americani, costretti a percorre un determinato percorso cirìttadino, con indosso un collare che esploderà entro un’ora. Vittime di una scommessa milionaria ordita dal cattivo di turno, da un boss mafioso senza scrupoli e da alcuni riccastri a caccia di forti emozioni, i “free-runer” si sfideranno, senza esclusione di colpi, consapevoli che solo il vincitore sopravviverà ed incasserà il premio. Riuscirà Ryan Curter, atletico, muscoloso e dal cuore d’oro a sbaragliare gli altri concorrenti? Il film è visivamente piatto ma ha un solo pregio; quello di evocare nello spettatore pigro e pantofolaio un montagna di invidia per i protagonisti che, sprizzando salute da tutti i pori, saltellano da un palazzo all’altro, roteando e volteggiando come piume.  

 


Recensione pubblicata su Segno Cinema N 183 sett-2013

 

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