Intervista a Frederic Fonteyne

 

Ci sono delle cinematografia sconosciute al grande pubblico. Una di questa è certamente quella belga che annovera, invece, tra le sue fila dei veri e propri maestri. Jaco Van Dormael (“Toto le heroes, “L’ottavo giorno”) Pierre Paul Renders (“Thomas in love”) e Luc e Jean Pierre Dardenne (Il figlio”, “Rosetta”) sono (forse) i registi belgi più noti al grande pubblico. Ma un posticino tra i grandi se lo è già guadagnato Frederic Fonteyne, autore dell’intenso e delicato “Una relazione privata” e dello splendido e recentissimo “La donna di Gilles”. Fonteyne è ospite del Napoli Film Festival e componente della giuria.

Sei balzato alla ribalta internazionale con il tuo “Una relazione privata” In originale il titolo è “La liason pornografique” ma il tuo film non ha nulla di pruriginoso. Perché questa scelta?

“Quel titolo era volutamente provocatorio ed ironico e voleva sottolineare che i protagonisti della pellicola si incontravano solo per fare sesso. “

Questa storia rimanda per certi  versi un po’ ad “Ultimo tango a Parigi”?

“Il film di Bertolucci lo amo molto ma non mi sono ispirato a quell’opera. Volevo principalmente raccontare una storia pura, astratta e concreta allo stesso tempo, di due sconosciuti che si incontrano per fare solo del sesso. La sceneggiatura era ben scritta e quello che mi interessava era mettere sullo schermo due attori (Nathalie Baye e Sergi López ) che non si conoscevano affatto. Il film doveva essere incentrato su questa graduale scoperta dei due protagonisti. Ho preferito girare a Parigi perché Bruxelles  mi sembrava una città troppo piccola per  quella storia.”

“La donna di Gilles” sembra essere scritto con uno spirito opposto?

“La donna di Gilles” nasce come reazione a “Una relazione privata”. In questo ultimo film ho voluto limare al massimo i dialoghi al punto che è un film silenzioso ed è un esplicito omaggio al cinema muto. Il film racconta una verità difficile da raccontare cinematograficamente e mi ha coinvolto moltissimo. Che ci sia un ideale filo che lega i due film lo dimostra che ne “La donna di Gilles” ho voluto che lavorasse la figlia di Nathalie Baye. In questo ultimo film più che le parole parlano le immagini ed il silenzioso volto della protagonista.”

 

Torna alla Homepage »