Follia (Deranged)

di Chuck Vincent  con Jane Hamilton, Jamie Gillis, Paul Siederman, Jennifer Delora

– USA – 1987 – Durata 83’

 

Da quando suo padre Eugene (Jamie Gillis) si è suicidato tagliandosi la gola la mente di Joyce (Jane Hamilton) vacilla sempre più e, sommersa da continue allucinazioni, confonde continuamente fantasia e realtà. La sua gravidanza la rende ancora più vulnerabile e l’unica persona che le sta accanto è sua sorella Mary Ann (Jennifer Delora). Ma lei sospetta che possa essere l’amante di suo marito Frank (Paul Siederman) un fannullone che l’ha sposata solo perché è ricca sfondata. La fantasia e la realtà si sovrappongono al punto che diventano indistinguibili. In dolce attesa Joyce è aggredita in casa da un misterioso maniaco mascherato che lei uccide a colpi di forbice. Dopo aver perso il bambino, Joyce precipita definitivamente nella follia.

Pellicola che non raggiunge la sufficienza e che si apre con una scena che mostra Joyce che allucina un prete che pronuncia uno sconclusionato discorso, al termine del quale tira fuori un affilato rasoio e lo punta contro di lei. Per rimarcare ancora di più la frammentarietà della mente della protagonista, il regista propone in maniera volutamente disordinata, gli eventi, finendo, per disorientare ancora di più lo spettatore.  Nel film compare il dottor Freemont (Harvey Siegel) uno psichiatra che prova a scardinare le difese di Joyce e, nel corso di una seduta, lei gli racconta un episodio di quando era bambina: “Sento delle strane voci. Quelle di Sheila, di Mary Ann ed anche di papà. Le voci allora sono partite tutte insieme, come una valanga che mi veniva addosso. Era così ghiacciata, era fredda, mi sommergeva completamente. Non potevo respirare. Mi sono messa a gridare, ma non volevano andarsene. Generalmente si fermavano quando mi mettevo a gridare ma quella volta no. Così, ho continuato a gridare come una pazza e tutti quelli del dormitorio sono corsi nella mia stanza. E poi le voci si sono fermate, non le sentivo più, ma non riuscivo a calmarmi. A quel punto ero l’attrazione della serata ma quelle voci volevano solo me. Quelle voci le avevo già sentite quando era morto papà. Dottore io sto bene e le prometto che la prossima seduta farò di tutto per essere puntuale.” Sullo sfondo il disastroso rapporto di Joyce con la madre Sheila che il giorno dopo la morte del marito, si era sposata con il suo amante Darren.

 

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