I figli di nessuno

di Raffaello Matarazzo con Amedeo Nazzari, Yvonne Sanson, Françoise Rosay, Folco Lulli, Enrico Oliviero, Enrica Dyrell, – Italia – 1951 – Durata 100’ – B/N

 

Guido Canali (Amedeo Nazzari) dirige la cava di marmo di proprietà della madre, una dispotica ed arcigna contessa (Françoise Rosay) e si batte, invano, per l’ammodernamento degli impianti e per una diversa gestione dell’azienda. Lui ama Luisa (Yvonne Sanson), la figlia di Bernardo, l’umile guardiano della cava ma la madre si oppone alla loro unione e, con la scusa di accettare le richieste del figlio, pur di allontanarlo da Luisa, lo induce a partire per l’Inghilterra ed il Belgio. Don Anselmo (Folco Lulli), il capomastro della cava, un uomo rozzo e senza scrupoli, è complice della contessa e sottrae le lettere che Guido spedisce a Luisa. Lei è incinta e, non sapendo come interpretare il lungo silenzio di Guido, si convince che l’ha dimenticata; dopo aver respinto le avance del viscido e corrotto Don Anselmo, fugge e fa perdere le proprie tracce. Nasce Bruno ma Don Anselmo, su suggerimento della contessa, rapisce il bambino e lo rinchiude in un collegio. Luisa lo crede morto in un incendio e, per il dolore, si ritira in convento, prende i voti e diventa Suor Addolorata. Guido, all’oscuro dei loschi disegni della madre,dopo aver cercato, invano, per lungo tempo Luisa, sposa Elena (Enrica Dyrell) e diviene il padre di Anna. Passano gli anni e Bruno (Enrico Oliviero), ormai dodicenne, scopre di non essere orfano e che Don Anselmo aveva pagato in tutti quegli anni la retta del collegio. Ignaro di essere il figlio di Guido, si presenta alla cava proprio quando la contessa, ormai gravemente ammalata, prima di esalare l’ultimo respiro, in confessione, svela al parroco l’inquietante segreto. Bruno è un tipo sveglio e coraggioso e salva la vita alla piccola Anna, caduta in un laghetto. Elena, che in tutti quegli anni aveva nascosto al marito la verità, crolla e gli svela che il bambino é suo figlio. Un attimo dopo, in un impeto eroico, Bruno prova a disinnescare le mine che Don Anselmo, dopo essere stato licenziato da Guido, aveva messo per far saltare in aria la cava. Un finale strappalacrime chiude la vicenda.

Remake della pellicola diretta nel 1920 da Ubaldo Maria Del Colle, è uno dei capolavori di Raffaello Matarazzo, campione d’incasso nell’anno che uscì nelle sale e considerato con Catene e Tormento, pellicole girate dallo stesso regista, la massima espressione del melodramma popolare del cinema italiano, ispirato al feuilleton ottocentesco ed ai romanzi d’appendice.

Matarazzo punta sull’elementare articolazione del racconto, lo dissemina di un fiume di sventure, lascia che il fato avverso si accanisca sui protagonisti, divide in maniera manichea i buoni dai cattivi e, puntando spudoratamente ai fazzoletti, descrive il piccolo Guido come una vittima (innocente ed indifesa) delle cattiverie degli adulti. Con piccoli tocchi il regista mostra l’evoluzione di Luisa da amante, madre a suora, lascia sullo sfondo la tardiva ribellione di Guido, un galantuomo sensibile agli affanni degli operai ma fin troppo passivo e dipendente e sottolinea come dietro le apparenze, la bella ed elegante Elena, nasconda (come la suocera) un’anima più nera della pece. La contessa Canali è una delle madri più perfide e cattive apparse sullo schermo ed il suo (ipocrita) pentimento sul letto di morte la rende ancora più irritante ed odiosa. Le recitazioni di Amedeo Nazzari e di Ivonne Sanson, perfette per l’epoca, appaiono eccessivamente caricate ed impostate. Luciano Tajoli canta la famosissima e melensa “Mamma” Il film ebbe un seguito con Angelo Bianco (1955). Dall’opera di Ruggero Rindi e Salvoni.

 

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