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di Brett Leonard con Patrick Thompson, Alex O’Loughlin, Gabby Millgate - Australia – 2005- Durata 90’ – V.M 18

 

Il poliziotto Philipp Jackson (Patrick Thompson) è un esperto nell’individuare i siti dei pedofili e di altri soggetti perversi e mentalmente disturbati. Navigando in rete s’imbatte in un dominio dove compaiono delle super-obese, talmente grasse che non possono più muoversi dal letto. Docili e consenzienti sono ingozzate con grosse quantità di cibo ipercalorico e fanno poi l’amore con chi le ha nutrite. Jackson inizialmente pensa che si tratti solo di un sito gestito da un inguaribile sporcaccione ma poi scopre che è possibile puntare sul giorno in cui la supercicciona morirà. Jackson scopre che Deidre (Gabby Millgate) è la super-obesa di turno e che il sito è gestito da Michael Carter (Alex O’Loughlin) una persona che ha avuto già in passato dei problemi con la giustizia. Riuscirà Jackson ad incastrare l’astuto e perverso maniaco ed a liberare Deidre dal suo carnefice?

Pellicola adatta agli stomaci forti che sarebbe diventata un cult se il regista avesse scelto uno stile più sporco e più crudo. Il film si apre con una scena agghiacciante; un uomo in una vasca da bagno si sta lasciando divorare da un'altra persona e quando Jackson fa irruzione nel suo appartamento, gli urla: “E’ il mio corpo e voglio essere mangiato”. Successivamente Leonard mostra Deidre che si fa ingozzare con dei panini superfarciti e prima di fare l’amore con Carter gli sussurra: “Ho tanto fame, nutrimi.”  Il film è un’orgia di papponi energetici, di intrugli ipercalorici da ingurgitare e nelle scene finali Carter, non pago, arriva a nutrire la sua vittima con un imbuto. Nel corso della vicenda Carter espone all’incredulo Jackson le sue deliranti farneticazioni: “Mi piace considerarmi un facilitatore, uno che rende capaci. Rendo capaci le mie donne di liberarsi dalla pressione sociale a cui uniformarsi, ad una normalità fisica basata solo sull’astrazione, sugli indici metabolici e sugli indici di massa corporea. Io le lascio essere quello che vogliono e le amo proprio come sono. Io non credo che tu capisca appieno quello che sto facendo. Ho una profonda ammirazione per la bellezza, la quale bellezza non è quella delle ragazze anoressiche con fianchi che si spezzerebbero se mai dovessero partorire un bambino. La moda, la cultura e Madison Avenue hanno usurpato la vera bellezza. Le modelle sono ragazze ossute ed androgine, senza seno, somigliano tanto agli uomini e non hanno curve, non hanno fianchi, solo microscopici sederi ossuti e neanche un pelo. La moda ha ridotto la loro femminilità in qualcosa definita dai vestiti e dai capelli piuttosto che dal corpo stesso. Le donne che io nutro sono libere dall’artificiosa molla della vanità, non dovranno sottomettersi al bisturi del chirurgo per farsi ridurre il seno o per farsi appiattire la pancia. Io le ho liberate davvero, appoggio il loro desiderio di gratificazione e consento loro di essere belle. La verità è che agli uomini piacciono le donne grandi e morbide, non costipate e lugubri con l’alitosi da malnutrizione. Nutrire una donna, onorarla, occuparsi di lei, accettarla proprio così com’è, questo significa davvero amare una donna.” Il regista prova, timidamente, a fornire una possibile spiegazione che sottende il malsano comportamento di Carter; rimasto orfano a nove anni, da piccolo sua madre, immobile a letto, gli ripeteva: “Nutrimi”. Sullo sfondo le orgia telematiche e le attitudini voyeuritiche degli internauti.

 

Stralcio da “Vero come una finzione” Springer Editore – 2010 di Matteo Balestrieri, Stefano Caracciolo, Riccardo Dalle Luche, Paolo Iazzetta, Ignazio Senatore

 

 

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