Extrasensorial

di Alberto De Martino con Michael Moriarty, Penelope Milford - Italia – 1982 – Durata 98’ – V.M 14

 

Mentre conduce su se stesso degli esperimenti sulla memoria, il dottor Craig Manings (Michael Moriarty) coadiuvato nella sua ricerca dalla dottoressa Julie Warren (Penelope Milford), è assalito sempre più frequentemente dalle visioni di donne violentate ed uccise. Grazie alle sue straordinarie doti extrasensoriali e telepatiche, Craig intuisce che le scene macabre che visualizza sono opera di Keith, suo fratello siamese, un individuo violento, con tendenze assassine e decide allora di mettersi sulle sue tracce per consegnarlo poi alla polizia. Ma Keith è una creatura diabolica e, dopo una girandola di scambi d’identità, ha la meglio sul timido ed ingenuo fratello. E se fosse tutto un sogno/incubo del protagonista?

Giallo non esente da imperfezioni stilistiche ma che nel complesso affascina ed intriga. Il regista sembra inizialmente mettere in campo uno dei tanti scienziati folli alle prese con i propri straordinari poteri telepatiche ma poi cambia rotta ed oscilla, indeciso, tra il soft-erotico ed il thriller. Keith è descritto come una vera e propria creatura del Male, che da bambino aveva ucciso i propri genitori e, nel corso del film, costringe Julie a far l’amore con lui. Al suo confronto Craig appare come un personaggio pallido ed incolore e, nel finale, alla fidata Julie confessa: “Ho avuto un incubo, ero un assassino. Tutte quelle donne sono così reali. Mi pareva di toccarle e quando le ho uccise ho sentito uno strano senso di soddisfazione, anzi, molto di più, di felicità. Può darsi che i miei esperimenti hanno stimolato il mio inconscio, che hanno liberato i miei freni inibitori.”. Il film ha dei chiari momenti di stanca, i tentativi di Craig di neutralizzare Keith sono approssimativi e, sul finale, il regista spiazza tutti lasciando che il Male prevalga sul Bene.

 

 

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