L’erede

 

Di fronte ad un’opera prima non si può non essere indulgenti ed è giusto, quindi, sottolinearne più i pregi che i difetti. In questo thriller, intinto di giallo, ambientato nell’Appennino marchigiano, il regista Michael Zampino non mette in scena la solita coppia in crisi o l’ennesimo gruppo di adolescenti ribelli e scoppiati ma narra di Bruno (Alessandro Rojo), giovane radiologo, che alla morte del padre, riceve in eredità una bellissima villa in aperta campagna che vuole ristrutturare per poi vendere. Paola (Guia Jelo), la dirimpettaia gli svela che era stata per anni l’amante del padre, che suo figlio Giovanni (Davide Lorino) era il frutto del loro amore proibito e che, dal momento che la villa le spetterebbe come risarcimento morale, è disposta a comprarla a basso costo. L’entrata in campo di Angela (Tresy Taddei Takimiri), la bellissima figlia di Paola, renderà ancora più sulfurea l’atmosfera.

La trama (inizialmente) intriga, poi affanna e mostra (faticosamente) il timido ed ingenuo protagonista che, nel corso della vicenda, proverà a cacciare gli artigli ed a difendersi dalla luciferina e sinistra Paola che, spalleggiata dal fido Giovanni, un energumeno tutto muscoli e poco cervello, mira, subdolamente, a soffiargli, a tutti i costi, la villa. Una vicenda che ricorda, in qualche modo, Cane di paglia di Sam Peckinpah, ricca più di ombre che di luci, girata con stile asciutto all’interno della villa cadente e sorretta da un buon cast d’attori, tra cui spicca la sanguigna e selvatica Guia Jelo.

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema – N. 177 - 2012

 

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