End of watches
Devo ammetterlo: i film sui/con/contro i
poliziotti non mi hanno mai attirato. Vuoi per le scene violente che
immancabilmente condiscono le loro trame, vuoi per le classiche contrapposizioni
tra il poliziotto buono ed il cattivo di turno, vuoi per gli interminabili e
convenzionali inseguimenti in auto. Non si discosta molto da queste
rappresentazioni seriali il film di David Ayer che mette in campo lo yankee
Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) ed il messicano Mike Zavala (Michael Peña),
due poliziotti dal cuore d’oro, in servizio a South Central Los Angeles. Amici
per la pelle, i due pattugliano le zone calde della città e, vestiti i panni dei
detective, finiscono per dare la caccia ad una grossa banda di spacciatori sulla
quale sta indagando anche l’FBI. Il finale, ovvio e scontato, non regala
sorprese. Ayer punta più al buddy-movie che al poliziesco, prova a riscrivere il
genere, mescolandolo al documentario (Taylor riprende con una videocamera,
mentre è in servizio, tutto quello che gli capita a tiro), ci regala Gyllenhaal,
rapato a zero ma i suoi sforzi non valgono il prezzo del biglietto.
Recensione pubblicata su Segno Cinema N 183 sett-2013