Easy gir (A easy)

di Will Gluck con Emma Stone – USA - 2010

 

Generalmente si ritiene che se un autore vuole descrivere il personaggio principale come un inguaribile ed indeciso pasticcione, non può che non impaginare un film comico. Se l’autore si pone però troppo al di sopra del personaggio ed amplifica e dilata all’eccesso i suoi atteggiamenti e comportamenti, fino a renderlo poco credibile, susciterà nello spettatore soltanto rifiuto, distanza ed irritazione. E sono proprio queste le emozioni che scattano durante la visione dell’insulso e banale film diretto da Will Gluck che narra la gesta di Olive Penderghast, (Emma Stone), una ragazzina che frequenta una scuola superiore, affetta dal complesso di essere “invisibile” agli occhi dei coetanei. Per dare una svolta alla propria vita, mentendo, confida alla sua migliore amica di aver perso la verginità. Finita sulla bocca di tutti è in un baleno etichettata come una ragazza “facile” (come recita il titolo del film in italiano) ed emarginata da tutti. Il classico lieto fine chiuderà la vicenda. Una trama certamente non irresistibile ma che se fosse stata declinata con un taglio diverso avrebbe potuto anche intrigare ed appassionare. Gluck, invece,  banalizza e ridicolizza gli affanni e le incertezze di una ragazzina e dei suoi coetanei che vivono la sessualità come un tabù e non bastano le citazioni a La Lettera scarlatta di Hawthorne per salvare una pellicola che non affonda nemmeno i colpi contro l’inveterato bigottismo che circola in certi ambienti cattolici e reazionari.

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011

 

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