Dr. Giggles

di Manny Coto con Larry Drake, Holly Marie Combs - USA – 1993 – Durata 88’ – V.M 14

 

La sua adorata moglie è affetta da una grave malattia cardiaca ed il dottor Giggles, medico condotto, nella speranza di salvarla e di trapiantarle il cuore, uccide diverse persone. Ogni suo tentativo fallisce miseramente e, scoperto dai suoi concittadini inferociti, è brutalmente ammazzato. Suo figlio Evan Rendell (Larry Drake) dopo trent’anni di ricovero evade dal manicomio e ritorna nella città natale. Grosso come una montagna, ha ereditato dal padre un’insana passione per la chirurgia e quando s’imbatte, per caso, in Jennifer Campbell (Holly Marie Combs) una ragazza affetta da una grave forma di cardiopatia, decide di trapiantarle un cuore sano. Divorato sempre più dalla sua idea folle, dopo aver lasciato dietro di sé una scia di sangue, è ucciso da Jennifer.

Horror venato di ironia e di sfrontata irriverenza che si apre nei titoli di testa con una frase di Ippocrate: “A mali estremi, estremi rimedi”. Per tutta la durata del film Rendell s’aggira sullo schermo portando con una strana, gigantesca ed originale strumentazione medica e prima di uccidere le vittime diagnostica loro, di volta in volta, un improbabile malattia. Il regista non vuole  dare un tocco tragico al suo sgraziato protagonista che appare come un soggetto un po’ tonto che si eccita ad espiantare dalle persone il cuore come fosse un divertente gioco da ragazzi. Coto pesca nel gore e qualche scena è adatta solo a spettatori forti di stomaco. Un paio di sequenze sono davvero impedibili; su tutte quelle che mostrano Rendell  che ammassa in un secchio dei cuori che aveva estirpato alle vittime per trapiantarli a Jennifer e dopo averli palpeggiati, li scarta ad uno ad uno, commentando: “Troppo piccolo, troppo grande.” Di grande impatto emotivo anche la sequenza che mostra i cadaveri dei pazienti a cui Rendell ha estirpato il cuore, seduti, in fila, in una sala d’attesa di uno studio medico come se aspettassero il loro turno per essere visitati. Coto prova ad impaginare del grande cinema e fa il verso a La signora di Shangai di Orson Welles con una spettacolare scena con gli specchi. Il titolo fa riferimento al risolino (giggle) che precede la furia assassina del folle dottore.

 

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