Divina creatura
di Giuseppe Patroni Griffi con Laura
Antonelli, Marcello Mastroianni, Terence Stamp, Michele Placido – It
Il conte Dany di Bagnasco (Terence Stamp)
un gaudente aristocratico ama circondarsi di belle donne e s’innamora
perdutamente di Manuela Roderighi (Laura Antonelli) seducente fidanzata di
Martino Ghiondelli (Michele Placido) un giovane spiantato. La donna ricambia le
sue attenzione ed i due diventano amanti. Ben presto arriva all’orecchio del
conte una sconcertante verità; Manuela si prostituisce in una casa
d’appuntamenti. La prima reazione dell’uomo è quella di abbandonarla ma poi,
travolto dalla passione, la perdona e continua a starle al suo fianco. Altre
voci si rincorrono nella capitale; Manuela è l’amante di Michele Barra (Marcello
Mastroianni) un facoltoso uomo di mezz’età, parente del conte. Dapprima lei
nega, poi confessa che l’uomo l’ha violentata quando aveva quindici anni e che
da allora esercita su di lei un irresistibile fascino. Affranto e deluso
dall’ennesimo tradimento della sua amata, il conte si suicida.
Melodramma decadente, melenso e privo di
spessore, ambientato a Roma negli Anni Venti. Nonostante gli sforzi del regista
il perduto amore del conte per l’irrequieta Manuela non trasuda da nessuna
inquadratura e resta solo sulla carta.
Patroni Griffi lascia le scene più bollenti fuori campo e fa intuire che
la madre di Manuela era una povera malata di mente e che i continui tradimenti
di Manuela siano il frutto di un suo insano bisogno d’amore più che di un suo
orientamento dissoluto e peccaminoso. La scelta suicidaria del conte non
sorprende lo spettatore e più che un gesto disperato, frutto di un momento
d’abbandono sembra la naturale evoluzione di un uomo che è rimasto sempre ai
margini della propria esistenza ed incapace di legare a sé la donna che ama. Il
regista spezzetta la narrazione con dei cartelli, in stile cinema muto, che
commentano la scena appena mostrata. Le più originali compaiono dopo che il
conte Dany si è imbellettato e dopo essersi vestito per andare ad un gala.. La
prima frase è di Puskin “Si può essere
uomo serio e pensare alla bellezza
delle unghie”; la seconda di Stendhal:
“Impiegava molto a vestirsi per poter
dimenticare quello che indossava”. Da segnalare la scena di Manuela che si
mostra in posa come la statua di Paolina
Bonaparte del Canova. Dal romanzo La
divina fanciulla di Luciano Zuccoli.