Diaz - Non pulire questo sangue 

 

20 luglio 2001. E’ in corso il G8 a Genova e la tensione è alle stelle. Carlo Giuliani muore durante gli scontri con la polizia ed i media rumoreggiano per la presenza in città di un numero imprecisato di Black Boc. Nella scuola “Diaz” sono accampati studenti ed anarchici provenienti da tutto il mondo e diversi giornalisti di testate internazionali.

La polizia sempre più insistentemente ronza intorno all’istituto e la notte del 21 luglio, con un ampio schieramento di forze, in pieno assetto di guerra, fa irruzione alla Diaz, allo scopo di sgomberare gli occupanti. E’ l’inizio del massacro; armati di manganelli, i poliziotti picchiano selvaggiamente i pacifici e disarmati ospiti dell’istituto che, feriti e sanguinanti, sono ricoverati poi quasi tutti in ospedale. Terminato il blitz, le “solite” bugie dei funzionari di polizia che, per legittimare il loro infame operato, dichiarano di essere stati aggrediti dagli occupanti e di aver trovato nella scuola armi, molotov ed altro materiale sospetto.

Daniele Vicari fa centro con questo agghiacciante docu-film che di-mostra come, in quei giorni del G8 a Genova, la democrazia sia stata vilmente calpestata.

Il regista non vuole spettacolarizzare le violenze perpetuate alla Diaz ed alla caserma Bolzaneto poi ma, fedele ad una ricostruzione dei fatti ricavati dagli atti del processo e dalle testimonianze degli occupanti della scuola, filma, impietosamente, i poliziotti che massacrano i giovani occupanti che, braccia levate in alto, in segno di resa, non opponevano resistenza. Scegliendo una regia dal taglio realistico, macchina a spalla, Vicari ci mostra la gratuità e la ferocia di quella sordida violenza ai danni degli occupanti, in maggior parte giovani adolescenti. Nei titoli di coda è sottolineato come, ancora una volta in Italia, i colpevoli siano rimasti impuniti ma le recentissime scuse di Antonio Manganelli, capo della polizia, per i fatti della scuola Diaz e la rimozione dagli incarichi dei più altri funzionari che operarono quei giorni a Genova e la condanna di alcuni poliziotti, ci confermano che le scene mostrate nel film non sono frutto della fertile fantasia del regista ma una testimonianza del suo impegno civile. Vicari, in questa pellicola corale, s’affida a degli attori sconosciuti anche se, compaiono sulla scena Elio Germano, nei panni di un giornalista di un testata bolognese di destra e Claudio Santamaria in quelli di un poliziotto.

 

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