Death door. La
porta dell'inferno (Rippper 2 Letter from within)
di Jonas Quastel e Lloyd A. Simand con
Erin Karpluk, Richard Bremmer, Nicholas Irons - G.B – 2004 – Durata
I registi mescolano l’horror, il fantasy e l’erotico ma la contaminazione di questi tre generi non da i frutti sperati. L’inizio sembra promettente e l’idea di curare la mente malata di Molly con la realtà virtuale è stuzzicante. Ben presto si intuisce che Wiesser è una persona disturbata al punto che accompagna i pazienti a visitare un museo dedicato agli antichi strumenti di tortura. La sua cura si basa su dei fantomatici programmi di simulazione ma, dopo qualche battuta, si intuisce che la terapia fa acqua da tutte le parti. Nel corso della vicenda i pazienti muoiono come mosche vittime delle fantasie omicide di Molly che, identificandosi con Jack lo Squartatore., materializza i propri istinti sadici e violenti. Nella parte centrale il film vira improvvisamente nell’erotico e mostra delle scene dal sapore sadomaso, ambientate in una cupa e tenebrosa discoteca di Praga. Da segnalare il commento del dottor Weisser che rivolgendosi a Molly nelle prime battute del trattamento, le dirà: “Il tuo subconscio è il benvenuto. Durante la prima seduta faccio in modo che la mente dei miei pazienti vaghino dove vogliono. E’ un ottimo sistema per capire le loro psicosi. Ed a giudicare dalle tue, abbiamo molto lavoro da fare.”