“Il resto di niente”
Quando Bernardo Bertolucci comunicò ad
Alberto Moravia il suo desiderio di trasporre sul grande schermo il suo romanzo
“Il conformista”, il grande scrittore italiano gli raccomandò di “tradirlo”
almeno un po’. Quando si è, infatti, troppo fedele al testo, il rischio in cui
si cade è quello di riproporre, sullo schermo, una traduzione in immagini delle
parole scritte, troppo fredda e disciplinata. Ma questa complessa operazione
cela sempre in sé altri piccoli tranelli. Spesso il riferimento letterario è
troppo alto ed il regista, per non sfigurare, lo traduce sullo schermo con un
tocco calligrafico, eccessivo e di maniera. La napoletanissima Antonietta De
Lillo, dopo anni di faticosa gestazione, ha dato alla luce “Il resto di niente”,
film tratto dal fortunato romanzo di Enzo Striano, che gira intorno alla figura
di Eleonora Piementel Fonseca, eroina giacobina della Repubblica Partenopea,
letterata, direttrice del giornale “Il monitore”ed impiccata a Napoli, il 17
agosto del 1799.
“Quando
ho incontrato la signora Striano e le ho detto che avrei fatto “Il resto di
niente”, le comunicai che avrei stravolto il testo. Il film è un’operazione
complessa, con un cast di cento e otto attori, dove ho fuso diversi personaggi
insieme. Per tutta la lavorazione del film ho sentito Striano vicino a me nello
spirito di Eleonora che incarna non una femminista potente ma una donna fragile
e di pensiero, con un grande senso morale della vita. Man mano che andava avanti
la lavorazione, mi sono resa conto che non mi interessava la storia con la esse
maiuscola ed Eleonora è diventata sempre più moderna, al punto che anche i
costumi dovevano mutare con essa. Ma quando ne ho parlato con Daniela Ciancio,
la costumista, abbiamo capito che Eleonora poteva indossare anche solo un
identico vestito in tutto il film, ma con un taglio più moderno di quello dei
suoi tempi. Vorrei che il pubblico si spogliasse della storia e più che
ricercare la vicenda reale la pensasse come la vicenda di una donna che viene
condannata a morte e che sogna, con i suoi amici, un mondo migliore. L’idea dei
disegni, elaborati da Giuseppe Zevola, che attraversano tutta la pellicola,
inizialmente era non c’era ed avevamo pensato a delle “guaches” ma poi, abbiamo
fatto marcia indietro. In tutta la lavorazione del film ho sentito gli attori
vicino a me ed ho pensato ad un finale diverso che sarà presente, sicuramente
nel futuro DVD.”
Ad interpretare fragile e tenace
protagonista del film, Maria de Medeiros, attrice di fama internazionale e
diretta in passato da registi del calibro di Quentin Tarantino, Manoel De
Oliveira e Philip Kaufman.
“Ho ricevuto la sceneggiatura tanti anni
fa e mi sono subito accorta che era bella e complessa. Pur essendo portoghese
come la protagonista, non conoscevo Eleonora
ma ho scoperto che era una donna moderna che ha saputo emanciparsi,
separarsi da un marito violento e che è stata capace di vivere con felicità, la
sua solitudine. La sua gioia era essere sola, avere la sua casa, il suo salotto
dove ricevere tutte le persone di
pensiero come lei. La Rivoluzione Partenopea è una rivoluzione tragica, io che
vengo da quella dei garofani che fu felice. Nel film quello che mi ha colpito di
più è l’incapacità degli intellettuali del tempo a non farsi comprendere dal
popolo che si rivoltarono contro di loro.”
Il film è diretto con uno stile asciutto
e leggero ma, a lungo andare, la sensazione che si prova è quello di trovarsi di
fronte ad una regista “indecisa” che per non cadere nella trappola di girare un
film documentaristico o troppo attento alla ricostruzione storica del tempo,
perde, un po’ per strada, la sua ispirazione. Nonostante le incertezze di stile,
il film è onesto, sincero ed è da consigliarne la visione perché chi è in sala
possa, almeno nella finzione scenica, assaporare quei giorni di fermento
rivoluzionario che segnarono, la seppur breve, ma intensa, nascita della
Repubblica Partenopea. Nel cast Enzo Moscato, nella parte del filosofo
Filangieri, Raffaele Esposito di quella di Domenico Cirillo, Rosario Sarno in
quelli del Principe Gennaro Serra di Cassano. Una brevissima apparizione di
Nunzia Somma nei panni di Luisa Sanfelice e di Ivan Polidoro in quelli di
Vincenzo Cuoco. Girato completamente a Napoli, ha avuto come location il Castel
Sant’Elmo,
L'Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 19-03-2005