di Alberto Avallone

con Antonio Casale, Osvaldo Ruggiri, Walter Fabrizio, Maria Pia Luzi- 89’, Italia 1970

 

Dopo aver combattuto in Vietnam, Dick Valenti e William Cole, due giovani marine americani sono inviati nella base militare di Berlino. Grazie all'aiuto di un'organizzazione pacifista i due si rifugiano a Copenaghen dove fingono di essere degli studenti. A corto di quattrini, Dick raggranella qualcosa lavorando come fotomodello per dei fumetti pornografici; William sta male ed è sommerso da deliri e da allucinazioni uditive che lo riportano con la mente alle drammatiche esperienze vissute in guerra. Max, uno psichiatra scaltro ed arrivista, lo prende in cura ma William, sempre più sommerso dalla proprie allucinazioni finisce per confondere Ulla, la moglie di Max, per sua sorella Katie, alla quale era legato da un affetto velatamente incestuoso. La vicenda si chiude con un finale, cupo e disperato.

Sin dalle prime battute il regista mostra gli effetti devastanti della guerra su due reduci del Vietnam e lascia che la follia di William, dapprima più sottotraccia e controllata, deflagri nel finale. Willliam è descritto come una persona fragile, insicura ed dipendente dall’amico Dick. (…) Max è descritto come uno psichiatra algido e distante che non prescrive a William nessun psicofarmaco, né lo sottopone a dei test o a delle indagini cliniche. La tenera ed affettuosa Ulla è l’unica che accudisce William e si prende cura di lui e funge da suo unico punto di riferimento affettivo. Avallone lascia chiaramente intendere che la mente di William è andata in frantumi per aver assistito, in guerra a delle scene d’inaudita violenza e per rinforzare questa tesi inserisce, nel corso della narrazione, dei flashback che ripropongono le incursioni nei villaggi vietnamiti ad opera dei soldati americani che uccidono e torturano senza pietà donne e bambini.

 

 

 

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