La cura del gorilla
di Carlo
A. Sigon con Claudio Bisio, Stefania Rocca, Lionel Stander, Kleidi Kadiu –
Italia – 2005 - Durata 104’
Sandrone (Claudio
Bisio) detto “il gorilla” è affetto da doppia personalità. Nella sua mente,
segnatamente scissa, albergano due personalità; Sandrone (buono, ingenuo,
sensibile e generoso) ed Il Socio (violento, litigioso, aggressivo e fortemente
distruttivo).
Di giorno Sandrone
trascorre le giornate regolarmente, senza grossi intoppi, ma di notte “Il Socio”
prende il sopravvento, frequenta le zone malfamate della città e si trova spesso
a fare a pugni con qualche pericoloso delinquente. Dopo l’ennesimo scontro
fisico con un feroce serial killer, Sandrone si lecca le ferite e decide di
cambiare vita e, per intascare qualche soldo, accetta di fare da guardia del
corpo a Jerry Warden (Lionel Stander) una vecchia star americana, giunta in
Italia per promuovere un videogioco ispirato ad un telefilm western degli Anni
Sessanta da lui interpretato. Ma Sandrone ama anche vestire i panni
dell’investigatore e quando il compagno albanese (Kleidi Kadiu) di Vera
(Stefania Roca) viene ucciso in circostanze misteriose, “Il Socio” entra
nuovamente in azione.
Carlo Sigon lo ha
definito uno “spaghetti-noir” ed il suo tentativo di dar nuova linfa vita
all’asfittico ed anemico cinema italiano
è già di per sé una nota di merito. Il regista ambienta la vicenda tra Cremona e
Milano, nella cupa e dimessa Cartiera Binda e con mano
ferma e tocco deciso descrive le vicende del protagonista che non ignora di
avere una doppia personalità ma è consapevole che l’una
non sa quello che accade all’altra. Per ovviare ai black-out della sua coscienza
s’affida ad un piccolo blocknotes su cui annota quello che fa di giorno e di
giorno. L’ingresso in campo delle due opposte personalità avviene però in
maniera troppo meccanica ed il regista lascia
che Sandrone dialoghi ad alta voce con l’altra parte
scissa in maniera un po’ troppo fredda e controllata. Il film, immerso in
un’atmosfera buia e clasustrofobica, alterna momenti leggeri e levigati ad altri
più sporchi, sanguinolenti e violenti. Oscillazioni, accelerazioni nervose e
scatti improvvisi illuminano questo thriller che strizza l’occhio al noir ma che
presenta qualche buco in sede di sceneggiatura. Troppo insistiti, infine, gli
inserti con la clownesca figura di Jerry Warden che dovrebbero alleggerire la
vicenda ma risultano avulsi dalla vicenda ed abbassano decisamente il livello di
tensione del film. La voce fuori campo di Bisio tappezza costantemente la
pellicola e questo espediente narrativo dapprima intriga ma poi finisce per
appesantire la fruizione della pellicola. Nel cast Bebo Storti nei panni di Gipi
un commissario di polizia ed Antonio Catania in quelli di Giò Pesce e Gigio
Alberti in quelli di uno scalcinato informatore. Tratto dall’omonimo romanzo di
Sandrone Dazieri
Recensione pubblicata su Segno Cinema - Numero 141 - Settembre- Ottobre 2006
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