Così fan tutti di Agnes Jaoui - 2004
Dopo il sorprendente “Il gusto degli
altri”, la coppia Agnes Jaoui e Jean Pierre Bacrì (marito e moglie nella vita
reale) confeziona questo delicato “Così fan tutti”, premiato a Cannes per la
migliore sceneggiatura. Lolita (Marilou Berry) è la figlia (grassa ed infelice)
di Etienne (Jean Pierre Bacrì) uno scrittore di grande successo. Lolita (ogni
riferimento al personaggio di Nabokov è assolutamente casuale) non attrae
nessuno ma vede l’atteggiamento degli altri mutare quando scoprono che è la
figlia del “genio”. Sylvia /Agnes Jaoui) la sua maestra di coro non fa eccezione
a questa regola ma, sul finale del film, si sottrae alle “regole del gioco”.
Film sulla notorietà dei padri che pesa
come un macigno sulle spalle dei figli e non solo. Film su quegli adolescenti
divenuti trasparenti agli occhi dei genitori e che accettano passivamente il
loro (infelice) destino. Lolita assorbe tutto come una spugna, ingoia un rospo
dopo l’altro (il padre non assiste nemmeno alla sua sospirata prova canora) ma
si rifugerà, sul finale del film, tra le braccia di un giovane scrittore che
sceglie di proseguire per la sua strada senza dover chiedere aiuto al grande
letterato. Non siamo dalla parte di “Carrie” di Brian De Palma e la furia
vendicativa di Lolita non si abbatte neanche per un istante sul film.
L’ambientazione di stampo medio-borghese
fotografa in pieno una classe sempre più nevrotica ed insoddisfatta. A fare da
controaltare a questi personaggi vuoti e dispersi, un tassista ed un barista
(insolenti e maleducati) che mandano i protagonisti a quale paese. Jaoui (ex
corista) “appesantisce” la colonna sonora con brani di Mozart, Hendel e con le
(infinite) prove del coro. E mentre stai per gridare al miracolo (nessun pezzo
musicale francese nel film) ecco partire le note di “Que je t’ame”
C’è chi adora il cinema francese (ed io
sono tra questi). Il ritmo di questi film è spesso lento e quasi immobile ma le
trame, intimiste e raccolte, sono impreziosite da splendide battute. La
migliore? Etienne, dopo essere stato mollato dalla seconda moglie, è in crisi ed
ha il “blocco” dello scrittore. Si rivolge ad un suo amico e gli dice: “Pensavo
di riprendere a scrivere. Ma allora a cosa serve essere infelice?”.
Recensione pubblicata su L'Articolo- Redazione napoletana del
"L'Unità" - 25-11-2004