Il corvo (Le corbeau)

di Henry Georges Clouzot con Micheline Francey,  Pierre Larquey, Pierre Fresnay – Francia - 1943 – Durata 93’ – B/N

 

Laura (Micheline Francey) moglie del vecchio psichiatra Michel Vorzet (Pierre Larquey) riceve una lettera anonima firmata “il corvo” che l’accusa di avere una relazione con il dottor Remy Germane (Pierre Fresnay).  Nel giro di un paio di giorni anche agli altri abitanti della piccola cittadina pervengono delle lettere al vetriolo, firmate dal fantomatico “corvo”, che rivelano squallidi segreti, piccole truffe, penosi tradimenti e meschine debolezze. In città il clima diventa irrespirabile e scatta la caccia al fantomatico delatore. Intanto Denise (Ginette Leclerc) una donna ancora attraente ma divenuta zoppa dopo un incidente, finge di avere degli strani malori per poter essere visitata dal dottor Germane, di cui è segretamente innamorata. La tensione nella cittadina sale alle stelle ed un paziente ricoverato in ospedale si suicida dopo aver ricevuto una lettera anonima che gli rivela che è affetto da un male incurabile. Le autorità decidono di sottoporre ogni abitante ad una perizia calligrafica affidata a Vorzet. Nel convulso finale Germane, dopo essere stato accusato di procurare aborti clandestini, abbandona la città e Vourzet fa ricoverare la moglie in manicomio, accusandola di essere “il corvo”. Ma è lui l’autore delle lettere anonime ed è ucciso per mano della madre del paziente che si era suicidato in ospedale.

Ispirandosi ad un fatto di cronaca, Clouzot propone un nero e desolante ritratto della provincia francese; Denise si concede agli uomini per sentirsi ancora bella e desiderata; il vecchio Vorzet, morfinomane ed esperto calligrafo, è assalito da deliri di gelosia e Germane, affermato chirurgo, dopo la morte di parto della moglie e quella del nascituro, si era trasferito in quella piccola cittadina di provincia, per assistere le donne durante il parto. Il regista non concede al “corvo” una spiegazione sul perché abbia inviato ai notabili e funzionari del luogo quelle lettere anonime ma lascia intendere che il suo gesto sia stato dettato dall’irrefrenabile desiderio di ripulire la città da bugie ed ipocrisie.

Non mancano i momenti dove viene stemperata la tensione e Clouzot affida al vecchio Vorzet una sottile critica alla classe medica: “Non conosco niente di più ridicolo dei congressi di medicina,  salvo i congressi psichiatrici, naturalmente. Per fortuna non c’è mai nessuno che ascolti quelli che parlano, perché, altrimenti, ad ascoltarli, ci sarebbe proprio da morire dal ridere. Per prendere queste conferenze sul serio ci vorrebbe un pubblico di pazienti.“

Ispirato ad un episodio di cronaca (il caso Tulle) la pellicola uscì durante la seconda guerra mondiale e scatenò furibonde reazioni in Francia, fino ad essere tacciata di collaborazionismo, perché la produzione era tedesca e perchè forniva un pessimo ritratto dei francesi. Il film fu vietato per due anni dopo la Liberazione ed il regista e lo sceneggiatore sospesi dall’attività per sei mesi. Remake diretto da Otto Preminger nel 1951 con il titolo La penna rosa.

 

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