Intervista a Paola Cortellesi
Duttile, simpatica, esplosiva, Paola Cortellesi è raggiante per l’assegnazione del Premio Hystrio, ricevuto come miglior attrice di teatro, per il suo spettacolo Gli ultimi saranno gli ultimi. dove interpretava sei personaggi assolutamente diversi tra loro; una giunonica poliziotta dell’Est, una serie di macchiette dialettali e Bruno, un ciccione di sessant’anni. Attrice, imitatrice, doppiatrice, Cortellesi è reduce anche da un altro exploit; la fiction Maria Montessori che la vedeva nella veste di protagonista ha raggranellato otto milioni di spettatori.
Come ci si sente ad aver totalizzato l’ascolto più alto per una fiction delle reti Mediaset, degli ultimi cinque anni?
"Non credevo che avremmo riscosso un successo del genere. Per interpretare
quel ruolo così complesso mi sono documentata ed ho scoperto che
Lei ha recitato in diversi film ed uno di quelli a cui è più legata è Il posto dell’anima, per la regia di Riccardo Milani.
"La pellicola fu girata nel 2002 ma uscì solo nel 2003 ed era ispirata alle vicende degli operai della Good Year. Era un film che affrontava un argomento nuovo, insolito e coraggioso per il cinema italiano; il dramma delle morti degli operai in fabbrica. Al mio fianco c’erano poi attori del calibro di Silvio Orlando e di Michele Placido."
Milani l’ha diretta anche in un film che uscirà prossimamente nelle sale
"Il titolo della pellicola non è stato ancora stabilito e dovrebbe essere Il disco del mondo La storia scritta da Walter Veltroni narra di Luca Flores, un jazzista che aveva suonato anche con Chet Baker. Miei compagni di viaggio sono stati Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Michele Placido e Sandra Ceccarelli."
Perché al cinema tende ad interpretare ruoli meno comici di quelli che interpreta in teatro ed in televisione?
"Non è che non mi piaccia la comicità al cinema ma l’umorismo che faccio in televisione è basato sul trasformismo e sul paradosso e deve essere necessariamente sopra le righe. Ma il tutto dura tre minuti; al cinema i tempi sono diversi, il linguaggio è differente e se riproponessi quei personaggi sullo schermo risulterebbero poco credibili e scarsamente plausibili."
Qual’è il tipo di cinema che ama di più?
"Sono una spettatrice onnivora e mi nutro delle commedie americane come a film di fantascienza come Guerre Stellari. Il mio film preferito è però Risate di gioia di Monicelli, con Totò ed Anna Magnani, dove erano mescolati il comico ed il tragico e narrava di due attori spiantati che cercavano, in qualche modo, di sbarcare il lunario. In quel film si ride delle disgrazie che possono capitare a tutti. Credo che il cinema italiano attuale sia un po’ orfano di questo tipo di storie, alla Scola, alla Comencini. Solo Virzì prova a coniugare sorriso ed ironia ed ultimamente anche Mio fratello è figlio unico si è inserito in questa scia."
Parafrasando Bodei potremo dire che l’arte è quell’elemento capace di disincagliare il sentire?
"Credo che il cinema non possa essere solo semplice intrattenimento e che il suo compito debba essere quello di creare un varco per poter comunicare qualcosa allo spettatore, per aiutarlo a riflettere, coniugando con semplicità, comicità e dramma."
Lei ha una bella voce ed ha inciso anche un pezzo molto divertente
"Il brano si chiama Non mi chiedermi ma fu una specie di gioco e non credo che il mio futuro sia quello di cantante."
Ha qualche altro film in cantiere?
"E’ già terminato Non prendere impegni stasera di Gianluca Maria
Tavarelli, un film corale, con storie intrecciate dove compaiono anche Luca
Zingaretti, Francesca Inaudi e
Scommetto che, tra tanti film, avrebbe voluto interpretare Casablanca di Michael Curtiz?
"Si, ma invece di vestire i panni di Ingrid Bergman avrei indossato quelli di Humphrey con tanto di impermeabile bianco. Inoltre non avrei avuto bisogno come faceva lui della zeppa per sembrare più alta."
Articolo pubblicato su "Il Napoli - Epolis"- 23 -6 -2007