Confucius
di Mei Hu con Chow Yun-Fat, Yi Lu, Jianbin Chen, Quan Ren, Huang Jiao – Cina - 2010
C’erano un tempo i kolossal (Cleopatra, Ben Hur, I dieci comandamenti, Spartacus…) pellicole generalmente dal taglio storico, caratterizzate da un cast stellare, dall’impiego di centinaia di comparse, da scenografie e costumi da favola, da una produzione con un imponente budget. La crisi delle Majors, il mutato gusto del pubblico avevano relegato in soffitta un genere che ha contribuito a rendere grande il cinema ma che, duro a morire, si riaffaccia, di tanto in tanto, sul grande schermo. Confucius ne è, infatti, la riprova evidente e rispetta tutti i criteri precedentemente elencati. Nel narrare la vita del grande filosofo ed educatore cinese, morto nel 479 all’età di settantatre anni, il regista lascia (stranamente) sullo sfondo i suoi illuminanti insegnamenti, prediligendo, invece, la sua opera di stratega militare e di governatore. Ne viene fuori il ritratto di un saggio (più simile ai nostrani Machiavelli e Guicciardini che a Lao Tzu, suo maestro) che, pur avendo teorizzato uno Stato nel quale regni sovrana l’etica, la giustizia e gli interessi della comunità, viene travolto dagli intrighi di potere e, condannato al’esilio, costretto a vagare per anni per i diversi regni della Cina. Mei Hu dosa alla perfezione le scene (cruente e spettacolari) delle battaglie con quelle (più ovattate) della vita di corte, lascia che la colonna sonora di Cong Su (premio Oscar per L’ultimo imperatore) tappezzi costantemente la vicenda e s’affida all’esperienza di Chow Yun-Fat, nel ruolo del carismatico protagonista.
Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011