Intervista a Cristina Comencini

 

E’ del 1950 Uomo bianco tu vivrai di Joseph L. Mankiewicz la prima pellicola che squarciò il panorama cinematografico ed affrontò il tema dell’integrazione razziale tra bianchi e neri, con un giovanissimo Sidney Poitier al suo debutto sullo schermo. Da allora né il graffiante L’uomo caffelatte di Melvin Van Peebles, né il melanconico e struggente La paura mangia gli uomini di Rainer Werner Fassbinder hanno lasciato il segno. Per l’immaginario collettivo il film simbolo resta ancora Indovina chi viene a cena di Stanley Kramer, datato 1967, piccolo gioiellino narrativo, sospeso tra humour e denuncia sociale, che fa sorridere oggi per la sua schietta ingenuità ma quando uscì nelle sale scatenò il putiferio perché al tempo il matrimonio tra un bianco ed un nero era considerato un reato in sedici stati d’America su diciassette. Dopo La bestia nel cuore Cristina Comencini tratta il tema dell’intercultura e dei pregiudizi razziali nel suo ultimo Bianco e nero, nelle sale da questo week end. La vicenda narra di una coppia, interpretata da Fabio Volo e da Ambra Angiolini, felicemente sposata la cui armonia è sconvolta dall’incontro con una bella e sensuale senegalese. Sul finale il sereno ritornerà a risplendere tra le mura domestiche.

 

Com’è nata l’idea del film?

 

"Mentre giravo un documentario in Rwanda sono rimasta sorpresa dall’ironia dei miei amici africani. Mi hanno palato di un libro, scritto da un chirurgo africano che si chiama “Imbarazzismi” nel quale, a  partire dalle barzellette, erano sottolineati tutti gli stereotipi con cui sono rappresentati i neri.

L’uomo nero che spaventa i bambini, la donna nera immaginata come una pantera sfrenata sessualmente…

Mi riferisco proprio a questi clichè ormai consolidati nell’immaginario dei bianchi. Biancaneve è descritta come bianca, dolce e bellissima e l’uomo nero come il generatore di incubi. In questo film non volevo trattare il tema scottante dei permessi di soggiorno perché non sono una paternalista ma raccontare una storia d’amore che se ti scombussola, ti cambia profondamente dentro. Il personaggio di Volo è quello di un bravo papà che legge le favole alla figlia, non ha gli strumenti per comprendere quello che gli succede fuori dalla propria famiglia ma quando s’innamora di una nera, interpretata da Aissa Maiga, si tuffa con coraggio in questa storia, dimenticando atavici clichè e consolidati preconcetti."

 

Qual è secondo lei la ricetta utile per abbattere il muro del pregiudizio razziale?

 

"Per evitare che si stratifichi la cultura dei pregiudizi e del razzismo bisogna lavorare sulle prime volte, sui ricordi dei bambini, parlarci con loro. Credo che bisogna cambiare il modo con cui i bianchi ed i neri debbano stare insieme e questo può accadere solo se si accompagnano nella vita, se si conoscono. Nel film metto in bocca al personaggio interpretato da Fabio Volo la frase: “Perchè non abbiamo nessun amico nero?” e spero che questo mio film aiuti a riflettere."

 

Ne La bestia del cuore ha trattato con un taglio drammatico il tema degli abusi sessuali. Perché questo film l’ha impaginato secondo i canoni classici della commedia?

 

"I film drammatici sono considerati di solito i più importanti ma se hai dei buoni attori, anche se il testo non è eccezionale, la pellicola può funzionare lo stesso. Una commedia è molto più difficile da girare. Non amo la battuta che ti fa ridere ma quella risata, a denti stretti, che ti fa capire una cosa in più e ti spinge a guardarti dentro."

 

Dato il tema spinoso ha avuto difficoltà a reperire i fondi per il film?

 

"Dopo La bestia nel cuore, per fortuna, mi trovo nella condizione di fare i film che desidero. La cosa più difficile è stata quella di raccogliere degli sponsor che normalmente, nel corso della lavorazione di un film, ti offrono i loro prodotti e sono ringraziati nei titoli di coda. Solo un gruppo di loro ha accettato l’idea che un loro oggetto fosse messo in mano ad un nero. Non sono portata al giudizio o alla polemica ma per me è il segno che alcune aziende sono schiave del mercato e sono condizionati dai pregiudizi che circolano tra le persone."

 

Articolo pubblicato su "Epolis"- 17-01-2008