Il Mattino - Redazione di Caserta– 22-5-2004

"Cinema, l’emozione che cura"

di Marilena Carotenuto

 

Gli americani ci hanno costruito su una teoria e un indirizzo terapeutico: il cinema guarisce, dicono psichiatri e psicoanalisti d’oltreoceano. E spiegano perché si può entrare nel buio della sala e uscirne rinati: la visione di un film attinente alle problematiche che si cerca di risolvere innesca, in supporto alla psicoterapia, una riflessione e una discussione sui sentimenti e sulle emozioni suscitate, su errori di comportamento o atteggiamenti disfunzionali che il paziente riconosce nel proprio vissuto, sulle ragioni di una sofferenza che sembra solo individuale e invece il grande schermo dimostra appartenere a tanti. La teoria è affascinante, il suo nome suggestivo: cineterapia. Meglio non parlarne però con Ignazio Senatore, lo psichiatra napoletano e grande appassionato di cinema che questo pomeriggio è ospite della Nuova Accademia Olimpia: lui è pronto a spiegarvi che queste sono "cose d aamericani, ente che non ha vissuto la lezione di Platone ed Aristotele, che si accontenta di approcci un po’ meccanici, molto direttivi." E anche se Senatore è autore di un "Curare con il cinema", la sua impostazione è di tutt’altro genere: "Il cinema cura, nutre, come no? Ma nel senso che si prende cura di noi, ci dà emozioni, mette in scena i sogni e le paure che i pazienti ci raccontano. Del resto Freud ha detto che nemmeno la psicoanalisi cura, che è piuttosto un modello della mente: come pretendere di farlo semplicemente spedendo la gente a vedere un film?" Cosa che comunque Senatore fa, come suggerimento o come parte della narrazione che analista e paziente intessono. O forse soprattutto come esigenza comunicativa di una persona che il cinema lo ama e lo conosce: non a caso è al centro dell’associazione e della Rivista di cui è il presidente e il fondatore "Eidos- Cinema, psiche e arti visive", di larga parte dei suoi interessi professionali (è il vicepresidente della Sezione Arte-cinema- Spettacolo della Società Italiana di Psichiatria) nonché del suo ultimo libro, "Il cineforum del dottor Freud". E infatti, sfidando l’ortodossia accademica, dice convinto: "Ci sono registi come Wenders o Fellini che sulla psiche hanno detto cose straordinarie".

 

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