Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino (Cristiane F, wir kinder wom bahnhof zoo)              

di Ulrich Edel con Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Daniela Jaeger, Jens Kuphal - Germania  - 1981 – Durata 124’ – V.M 14

 

Cristiane F (Natja Brunckhorst) tredicenne berlinese, vive con la madre e sua sorella Sabine in un quartiere dormitorio della periferia di Berlino. Grazie alla sua amica Kessi (Daniela Jaeger) frequenta il Sound una mega-discoteca, punto di ritrovo degli adolescenti della città. Sua madre ha un nuovo amante, Sabine si trasferisce dal padre e Cristiane, sempre più sola,  per evadere dalla triste realtà che la circonda, inizia a frequentare un paio di giovani sbandati che per procurarsi la droga si prostituiscono e compiono piccoli furti. Cristiane si lega a Detlev (Thomas Haustein) un suo coetaneo e per comprendere il senso della sua scelta tossicomanica inizia a bucarsi. I due smettono, si disintossicano ma poi riprendono a bucarsi e, per rifornirsi di droga, Cristiane si prostituisce. Dopo aver assistito, impotente, alla morte per overdose dei suoi amici tossici Axel (Jens Kuphal) Babette, ed Andreas, Cristiane si lascia alle spalle lo spettro della droga.

Film denuncia che quando comparve sullo schermo sconvolse mezzo mondo e scatenò un’infinità di polemiche. Il regista gioca sul contrasto tra il faccino dolce ed angelico della giovane  protagonista, sempre più devastato dalla droga, e la sua lenta ed inesorabile degradazione morale che culmina con una scena dove, per soldi, è costretta a frustare, in un lercio bagno della stazione, un perverso masochista. Con taglio quasi documentaristico Edel mostra come Cristiane entri, a piccoli passi, nell’inferno della droga ed a nulla serviranno le parole di un suo amico che prova, inutilmente,  a metterla in guardia: “Se prendi quella merda sarei lesso come me e venderai il tuo sangue.”  La morte dei giovani tossici fa capolino fin dalle prime battute del film e la prima volta che Christiane va a ballare al Sound, s’imbatte in un ragazzo riverso sul pavimento del bagno, stecchito, con un siringa infilata in un braccio.

Il film si apre con la giovane protagonista che si aggira di notte e da sola per la città e nel descrivere il quartiere dove vive, dice: “Piscia e merda dappertutto, basta dare un’occhiata in giro. Da lontano fa un grande effetto, sembra tutto nuovo con i prati ben curati ed i negozi pieni di roba ma se entri nei portoni c’è una puzza, specialmente per le scale. Vivo qui da quando avevo sei anni con mia mare, mia sorella ed il gatto e non ne posso più di questa casa”. Queste sue dolenti affermazioni diventano il simbolo del degrado umano e sociale entro cui si dibatte la giovane protagonista. Sin dalle prime battute Edel lascia intendere che Cristiane, priva di nutrimento affettivo sniffa dell’eroina solo per  poter far parte di quel gruppo di adolescenti allo sbando che frequenta la discoteca e quando scopre che il suo amato Datlev si buca si rivolge ad Axel per convincerlo a non bucarsi ma lui, con lo sguardo perso  nel vuoto, in maniera secca, le risponde: “Metti a bagno il culo tesoro. Guardati intorno; più bianca hanno in corpo e più sono calmi e felici. Sniffa anche tu, prima che ti venga una crisi.” In breve tempo Cristiane assume il loro steso linguaggio duro, sprezzante e tagliente, si colora i capelli di un rosso sgargiante e per procurarsi la droga inizia a prostituirsi. Dopo la morte di una sua amica tossica decide di disintossicarsi ma poi sempre più convinta di poter tenere sotto controllo la propria tossicomania, riprende a bucarsi. Il regista descrive con cupo realismo le pere che si sparano in vena i giovani protagonisti e non mancano le scene forti che ti tolgono il respiro; su tutte quella che mostra Christiane che si sta iniettarsi in vena la droga in un bagno pubblico quando uno sconosciuto sfonda la porta, le strappa la siringa di mano e si buca puntando alla giugulare. Dal libro omonimo tratto da una storia vera e da un’intervista di Kai Hermann e Horst Rieck.

 

 

Stralcio da “Vero come una finzione” Springer Editore – 2010 di Matteo Balestrieri, Stefano Caracciolo, Riccardo Dalle Luche, Paolo Iazzetta, Ignazio Senatore

 

 

Torna alla Homepage »