Dai cinema ai supermercati

 

 

Ausonia, Cairoli, Corallo, Cristallo, Gloria, Imperiale, Italnapoli, Nuovo.Operativo, Santa Lucia, Titanus, Tosca… sono queste solo alcune delle storiche e gloriose sale cinematografiche cittadine chiuse in questi ultimi decenni. Un triste primato per una città come Napoli che accolse con entusiasmo sul finire dell’Ottocento la nascita della “settima arte”. Non tutti sanno che i primi film dei fratelli Lumiere furono proiettati per la prima volta in città nell’aprile del 1886 nel Salone Margherita, l’unico locale all’epoca consono ai gusti dei dandies dell’epoca. Nel 1907 le sale cinematografiche a Napoli venti. Nel 1908, in Italia ci sono sette riviste specializzate di cinema e sei sono pubblicate a Napoli. Nel 1911 su ventotto riviste specializzate, undici sono prodotte a Napoli. Questi dati ci confermano con quanto entusiasmo il cinema fu accolto a Napoli e del grande fermento culturale che viveva al tempo la città. Ne è passata, da allora, di acqua sotto i ponti e purtroppo, da allora altre sale cinematografiche sono state chiuse o rimpiazzati da anonimi supermercati; Abadir, Empire, Alcione, President. Con l’avvocato Luigi Grispello, operatore culturale napoletano di lungo corso, presiedente dell’Agis Campano e gestore del Filangieri, America e del Sofia di Pozzuoli, proviamo a fare il punto della situazione.

“Fu nel 1998 Walter Veltroni, allora ministro delle attività culturali  vice-presidente del Consiglio a tonificare il mercato e ad invertire quella tendenza negativa che attanagliava le sale cinematografiche italiane e napoletane. Al tempo io ero vice presidente dell’ANEC e fui uno dei fautori di quel progetto. Ma alcuni esercenti non compresero la mia scelta e mi accusarono di voler affossare il mercato. Allora, la maggior parte delle sale cinematografiche erano in rovina e con l’avvento delle multisale anche le sale “tradizionali” per mantenere il passo dovettero rinnovarsi. Ed è stato questo uno dei fattori che ha riavvicinato nuovamente gli spettatori al cinema e dagli ottantamila spettatori di allora  si è passato ai110 mila di oggi.  Come è strutturato attualmente il mercato delle sale cinematografiche in Italia ed in Campania e chi sono i possibili fruitori?  

“Il mercato è diviso ormai al cinquanta per cento tra multisale e “sale tradizionali”. I muliplex sono posti per lo più in periferia ed offrono una serie di confort, dal parcheggio alla panineria, alla birreria. Generalmente  proiettano film di cassetta e sono d0’appannaggio familiare o frequentati da teen agers e ragazzi fino ai trent’anni. E’ stato fatto uno studio su questo tipo di fruizione ed è emerso che chi sceglie le multisale è perché ama un certi tipo di pellicole d’evasione ed intende, essenzialmente, il cinema come svago ed intrattenimento. Le sale tradizionali amano per lo più proporre film di qualità e d’essai, italiani ed europei e sono scelte da un pubblico che intende il cinema anche come nutrimento culturale.”

Quante sono attualmente le sale in Campania?

 “Si è passati dalle 500 sale degli anni Sessanta alle 130 di oggi. Un degli elementi di crisi è stata nel 1976 la liberalizzazione delle televisioni private e la crescita del mercato dell’home video. Ma io sono fiducioso. Il Filangieri era chiuso dal 98 ed era un ex palestra divorata dai topi. Io ho scelto di andare controcorrente e grazie anche dei proprietari illuminati, come a famiglia Mannaniuolo, è diventato il salotto che tutti conosciamo. E pensare che allora mentre l’Arlecchino ed il Fiamma chiudevano, c’era chi mi dava del matto.

 

Articolo pubblicato su "Il Napoli - Epolis"- 14-1-2007

 

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