Lo chiameremo Andrea

di Vittorio De Sica con Nino Manfredi, Mariangela Melato, Donato Di Sepio – Italia -  1972 – Durata 104’

 

Due insegnanti di scuola elementare Paolo Antonazzi (Nino Manfredi) e sua moglie Maria (Mariangela Melato) sono sposati da anni ma il loro matrimonio non è allietato dalla nascita di un bambino. Maria si dispera e Paolo prende atto della realtà e, filosoficamente, si affida al destino. Lei vorrebbe farsi fecondare da Carlo Alberto Spadacci (Donato Di Sepio) un muscoloso collega che insegna nel loro stesso istituto ma Paolo non è d’accordo e lei, disperata, tenta il suicidio. La coppia vola in Svizzera per degli accertamenti e Paolo ha la conferma che è sano come un pesce. Maria è sempre più avvilita e mentre Paolo la spinge ad adottare un bambino, lei scopre di essere incinta. Paolo non sta più nei suoi panni per la felicità ma la sua è una gravidanza isterica e Maria non ha il coraggio di comunicare al marito la verità. Si rivolge allora ad una fattucchiera che le dà un filtro d’amor e le dice che deve fare l’amore in una notte di luna piena. Ma il rimedio afrodisiaco è bevuto, per sbaglio, da un loro collega che, preso da un fremito erotico, inizia a tastare la moglie e le altre donne che gli sono accanto. La stessa notte Paolo e Maria si amano egualmente, certi che il tanto desiderato bambino arriverà.

Il punto più basso della premiata e fortunata collaborazione tra De Sica e Zavattini che impaginano una storia imbarazzante per la  banale fragilità del  testo e per la povertà della resa visiva. La vicenda è poco ispirata e non convincono i riferimenti alla crisi della coppia borghese, alle preoccupazioni legate al futuro dell’umanità e gli attacchi contro l’inarrestabile inquinamento (un cementificio sputa notte e giorno della polvere che impedisce ad alunni e ad insegnanti di respirare). Maria appare come un’insopportabile nevrotica che domina, bacchetta e condiziona il marito, un uomo fin troppo passivo e remissivo. Il dolore della coppia per il mancato arrivo di un bebé è banalizzato e lasciato sullo sfondo. Insopportabile la colonna sonora.

 

 

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