Quel
professore anticonformista che amava l’anima
Uno dei
massimi capolavori di Alberto Moravia è “Il conformista”, tradotto, circa
vent’anni dopo, sullo schermo dal grande Bernardo Bertolucci. Marcello Clerici,
il protagonista del romanzo, è un uomo che aspira, per tutta la vita all’ordine,
all’omologazione ed al conformismo. Ci sono, all’opposto, delle persone che
nella loro vita hanno lottato sempre contro un’impossibile normalità e dedicato
la loro vita a sfidare la rigida piattezza dell’esistenza. Aldo Carotenuto era,
decisamente, uno di questi.
Nato a
Napoli nel 1933. Dopo aver studiato a Roma e a Torino, aveva vissuto a lungo
negli Stati Uniti, dove aveva frequentato la scuola di Psicologia Sperimentale
presso la New School for Social Research di New York. Divenuto membro della
American Psychological Association, divenne uno dei massimi divulgatori in
Italia del pensiero junghiano.
Autore
di una trentina di volumi, riusciva a coniugare il suo sapere clinico e
scientifico con quello più specificatamente culturale. Recentemente, era balzato
agli onori della cronaca in occasione dell’uscita del film“Prendimi l’anima” di
Roberto Faenza. A suo dire, il regista, aveva tratto spunto per la sceneggiatura
da un suo volume dedicato alla storia amorosa tra Sabina Spierlein e Gustav Jung.
Marcello
Pignatelli, amico e compagno di tante avventure culturali, ne traccia un
affettuoso ritratto:
“Aldo
apparteneva alla prima fase pionieristica della psicologia analitica in Italia.
Tra le sue molteplici qualità non si possono non ricordare le sue straordinarie
capacità organizzative e la sua incomparabile dote di bibliografo. A casa sua
possedeva un numero impressionante di volumi e per ogni argomento era in grado
di spulciare il testo adatto e di ricavarne la citazione adeguata. Io e lui
abbiamo fatta tanta strada insieme e le nostre vite sono spesso state parallele
ed incrociate. Aldo ha fondato con me, ad esempio la Rivista di Psicologia
Analitica e l’ha diretta dal 1970 al 1995, rivista che successivamente ho
diretto io stesso. Aldo è sempre stato un non ortodosso e fu per questo che uscì
dall’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA) circa dieci anni fa.
Da quegli anni in poi ha fondato un gruppo di lavoro su “Letteratura e
psicologia analitica” e fondato e diretto il Giornale Storico di Psicologia
Dinamica. Tutto quello che Carlo ha costruito lo ha fatto da solo. E’ riuscito a
divenire, infatti, professore associato all’Università “La Sapienza” di Roma,
dove insegnava “Psicologia della personalità”, con le sue sole forze e senza
l’aiuto di nessun potente o barone di turno. Pur essendo una persona molto nota
e visibile al grande pubblico, c’è da dire che non amava la televisione anche
perché era un tipo che non si fermava davanti a niente e non era né diplomatico,
né accomodante. Fu per questo motivo che, nel tempo, iniziò a declinare gli
inviti, fino a disertarli del tutto.”
Lidia
Tarantini, psicoanalista junghiana, lo ricorda, invece, così:
“Carlo
era un maestro caldo ed attento per tutti noi. Ricordo, ancora oggi, quando mi
coptò nella redazione della Rivista di Psicologia Analitica. Le sue doti
migliori erano proprio quello di saper cogliere e valorizzare nelle persone le
loro doti migliori.”
L'Articolo- Redazione
napoletana del "L'Unità" - 15-02-2005