Intervista ad
Antonio Capuano
Senatore: Il tuo
ultimo film "Luna rossa" è a mio parere un piccolo capolavoro...Non hai voluto
fare il "solito" film-denuncia sulla camorra. Sono chiari i riferimenti ai
"gangster -movie" americani, da "Goodfellas" a "Fratelli" di Abel Ferrara...In
un intervista hai dichiarato che ti sei ispirato all'Oresteide di Eschilo...
Capuano: Siamo
tutti un pò greci...Quando ho deciso di raccontare questa storia, volevo entrare
dall'interno di questa famiglia. Non volevo narrare una storia realistica ma
raccontare l'anima, andare in profondità. Volevo che questo film fosse talmente
vero da diventare ancora più vero...All'inizio non sapevo come architettarlo poi
ho letto un libro di Calaciura, un libro molto disadorno e dopo due pagine del
libro ho capito che dovevo leggere l'Orestea di Eschilo e su quello imbastire il
film...Mi ero posto, poi, il problema del linguaggio perché se i protagonisti
avessero parlato in napoletano avrebbero perso forza e tragicità. Tutti i
camorristi poi parlano in maniera "alta"; hanno sempre qualcosa di ignobilmente
poetico e parlano con un modo, come se fossero dei filosofi maledetti, con quel
modo di porsi del tipo" adesso ti imparo a campare"...
Senatore: Eppure
rispetto alla tragedia di Eschilo manca la figura di Pilade, Agamennone non
viene ucciso da Clitennestra e da Egisto...
Capuano: Non
ricordo chi ha detto che bisogna dimenticare le storie che si sono vissute e i
libri che si sono letti. ed io cerco di tradire le cose alle quali mi prefiggo
di essere fedele. Se i personaggi fanno delle curve ed abbandonano degli
itinerari conosciuti è perché loro mi hanno portato lì. Quando scrivi un
personaggio non devi fare altro che seguirlo, devo solo accompagnarlo e vive di
vita autonoma. Vuoi far fare un'azione al personaggio e lui si ribella e ti
dice: "Voglio fare altro". Devi avere sempre l'orecchio pronto a sentire quello
che il personaggio ti chiede...
Senatore: Come
mai questa famiglia Cammarano implode in se stessa? Normalmente non è così come
mi sembra più un tuo bisogno il finale del film quando Oreste si consegna al
giudice...
Capuano: Anche
in Eschilo Oreste si consegna alla giustizia civile. E' la prima volta che ha
fiducia nella giustizia. Nel film Oreste elimina tutti ed è l'unica via d'uscita
che ha perchè lui conosce solo la violenza...Ma dopo averli eliminati tutti,
esce dal fortino dei Cammarano e si consegna alla giustizia...Oreste capisce che
la sua è una vita odiosa. Se ne va via perché comprende che altrimenti lo
avrebbero ammazzato e comincia a fabbricarsi la sua credibilità. Ma dopo averli
ammazzati tutti, capisce che non ha alternative e che non gli resta che
affidarsi alla giustizia. E' una mia speranza. Alla fine della visione del
film mi auguro che lo spettatore dica: "Ma che vita di merda fanno questi qua"..
A differenza di "Goodfellas" e degli altri gangester-movie americani, chi è in
sala è sempre portato a simpatizzare per questi mafiosi. In "Goodfellas" i
protagonisti sono belli, simpatici ed allora tu pensi: "Ma allora mi
conviene..." Io non volevo che in questo film lo spettatore pensi: "Ma che
schifo di gente è questa!" ed ho cercato di evitare, in tutto il film che lo
spettatore simpatizzi per loro.
Senatore: Distaccandoci dalla rilettura della
sceneggiatura, il tuo film è ricco di squarci poetici, accompagnato da una
splendida colonna sonora degli Alma Megretta, interpretato magistralmente da
Toni Servillo, Licia Maglietta e da un sorprendente Italo Celoro nella parte del
patriarca...
Capuano: Per la
sua parte avevo fatto dei provini a tutti i vecchi attori napoletani e Celoro mi
è piaciuto immediatamente...
Senatore: Credo che "Luna rossa" sia un film
che rispetti in pieno quello che è la tua poetica. Se partito con "Vito e gli
altri" e ti sei occupato delle problematiche legate al disagio minorile; con
"Pianse Nunzio" hai raccontato la storia di un prete omosessuale....
Capuano: "Luna
Rossa" non nasce dal bisogno di fare un film realistico o antropologico sulla
camorra. E', a tratti, volutamente disadorno; non c'è ricercatezza sul tipo di
abbigliamento che dovevano indossare i protagonisti perché di questo aspetto non
me ne fregava niente...Mi interessava il loro cuore ed infatti sono andato
sempre più verso di loro con la mia macchina da presa. Se fossi potuto entrare
di più dentro, scavalcare gli occhi...C'è una ripresa sul nonno dove io volevo
proprio entrargli dentro...
Senatore: Perché Oreste si tagliuzza e si
tra-veste da donna?
Capuano: Volevo
che anche lui fosse perduto come tanti giovani anche perché non ha deciso chi
era con un'idea del sesso anch'essa caotica, confusionale. Anche lui ha delle
doppiezze, è pericoloso e non è un santarello...
Senatore: Verso la fine del film Oreste
scompare e si intuisce che prima o poi ricomparirà. Mentre vedevo il film mi
chiedevo sotto quali vesti sarebbe ricomparso e ti confesso che mi ha
meravigliato vederlo con dei capelli lunghi e degli occhiali scuri...
Capuano: Quella,
forse, non è stata una scelta felice...
Senatore: Come definiresti questo tuo film?
Capuano: Questo è un film "contro" i
ristoranti e le pizzerie...dopo aver visto questo film ti si chiude lo
stomaco...perché ti lascia qualcosa che ti logora dentro e ti fa pensare...Non è
come tanti altri film che non ti lascia niente e dopo che lo hai visto al cinema
in compagnia dei tuoi amici, esci dalla sale e dici: "Vabbè, andiamo al cinema o
in pizzeria?"
Per l'intervista completa si
rimanda al volume "Psycho cult" di Ignazio Senatore (Centro Scientifico
Editore-2006)
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