Intervista a Eugenio Cappuccio
“Il caricatore”, la sua pellicola d’esordio, girata nel 1997 con Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata narrava le vicende di tre aspiranti registi che cercavano disperatamente di girare il loro primo film. Basato su una storia autobiografica, la pellicola era così gustosa e divertente che divenne un “piccolo” film di culto per i cinefili incalliti. Le strade dei tre registi si sono divise. Gaudioso ha sceneggiato i film “cattivi” di Matteo Garrone e Fabio Nunziata è ritornato al suo primo amore, il montaggio ed ha lavorato con Ciprì e Maresco.
Eugenio Cappuccio, dopo aver girato un paio di corti, ha dato, invece, alla luce il suo ultimo film “Volevo solo dormirle addosso” che sarà presentato a settembre, al Festival di Venezia, nella Sezione “Venezia Mezzanotte”.
La storia narra di Marco Pressi, un manager di un’azienda informatica a cui è proposto di diventare capo del personale se riesce, in tre mesi, a tagliare di un terzo il personale dell’azienda. Per aggiungere il suo obiettivo Marco trascurerà amore, amicizia e tutto il resto.
“Ne “Il caricatore” eravamo
in tre a dirigere il film ed in quell’occasione facevo anche l’attore. In
quest’ultimo film, nonostante l’argomento sia più “serio”, ho recuperato lo
stile divertito della mia prima esperienza cinematografica. Questo film mi fu
offerto di girarlo quattro anni fa ma allora
Ad interpretare il ruolo di Marco, Giorgio Pasotti, il silenzioso protagonista del notturno e sussurrato “Dopo mezzanotte” di Davide Ferraio.
“La scelta di Pasotti è una scelta antica. Lo avevo già visto recitare in “Ecco fatto” di Gabriele Muccino e l’ho trovato il meno italiano degli attori italiani. E poi aveva una straordinaria capacità di recitare con il corpo.”
Nel film Marco è fidanzato con Laura (Cristiana Capotondi) una ragazza milanese che vive soprattutto di notte mentre lui è tormentato, è sempre stanco e non sogna altro che dormirle addosso. Ma questo suo desiderio non rimanda né ad un suo bisogno infantile di ritornare alla madre, né nasconde delle fantasie regressive e pregenitali. Il suo è solo un desiderio di tracollare, di svenire, un misto di passione e di ricerca disperata di calore.
Nel corso dell’intervista fa capolino qua e là qualche inflessione meridionale di Cappuccio.
“Le mie radici sono per parte paterna campane. Mio padre è nato a Capua e sono vissuto molti anni tra Aversa e Pineta Mare. Mio padre ha fatto poi la carriera di poliziotto ed abbiamo girato l’Italia e siamo stati molti anni a Rimini. Poi per seguire il Corso Sperimentale di Cinematografia mi sono trasferito a Roma.”
Per la colonna sonora ha
scelto solo musicisti giovani ed esordienti. Il più vecchio di loro ha
trent’anni e sono quasi tutti del Sud. Non potevano mancare artisti napoletani
come Francesco Forni ed un gruppo denominato “Krisma
Il film è tratto dal romanzo
di Massimo Lolli (ex responsabile del personale della Marzotto) ed edito
dalla Casa Editrice Limina. Girato negli studi di Papigno ( gli stessi dove
Benigni realizzò “La vita è bella”) prodotto da Claudio Vecchio per
L'Articolo- Redazione
napoletana del "L'Unità" - 13-8-2004