Intervista a Tinto
Brass
Brass: Per i surrealisti c'erano tre
argomenti fondamentali della loro poetica che erano lo scandalo, la passione e
l'eros. Quindi il tema della passione a cui hai dato il tema di questo incontro
mi piace molto e mi è sempre stato molto caro...Cos'è per me la passione? E'
proprio la forza eversiva, devastante che ti dà la capacità di infrangere le
barriere della tua identità, per cui tu sei condizionato dal ruolo che hai
assunto o che ti sei dato o che il potere ti dà. Proprio per questo, in
definitiva, la passione è un tema che è un po' marginale rispetto alla cultura
ufficiale per questo suo potere devastante ed eversivo. Al massimo accettano la
passione quando viene sublimata nelle forme artistiche (pittura, poesia...),
quando viene tradotta in termini politici o religiosi o lo si lega nei lacci di
un contratto come quello matrimoniale...
Senatore: In un'intervista hai
dichiarato che in questo tuo ultimo film ("Senso 45" - N.d. R): "La sensualità è
al servizio del racconto e non il racconto al servizio del sesso"...
Brass: Mi sembrava che il pretesto del
racconto di Boito, calato in un contesto di un'altra deriva storica (quello
della fine del nazifascismo) era l'ideale per raccontare la deriva passionale di
una donna così speciale. Senza nessuna nobile giustificazione, ma solo
quell’animalesca, sensuale , carnale della passione amorosa. Sono abbastanza
soddisfatto per com’è andato il film, non benissimo nelle sale in Italia, ma che
è andato molto bene in cassetta e in DVD e all'estero, sopratutto in
Giappone...
Senatore: Il film è ricco di citazioni
cinematografiche. Non a caso doveva intitolarsi "Angelo nero" ed era un chiaro
riferimento alle dark ladies del cinema "noir" americano...In un'intervista Anna
Galiena ha dichiarato: "Siccome Tinto si avvicina e si allontana con i suoi
zoom, tu non sai mai, o quasi mai, quando sarai veramente in piano, primo piano
o campo lungo. Devi riuscire a dosare anche la tua recitazione; per esempio, lui
fa i primi piani da molto lontano anzicché da vicino, che è raro al cinema, anzi
non avviene mai; quindi tu quando hai la macchina lontana, sei portato ad
aumentare i toni, invece devi capire che devi abbassarli anche se la macchina è
così distante...."Come è stato il tuo rapporto con lei sul set?
Brass: Il rapporto con
Senatore: A proposito di
sguardi...potremmo dire che nel cinema d'autore lo sguardo dello spettatore non
è "posizionato" come avviene, invece, nel cinema di "genere" è in qualche modo
"orientato"... Nel cinema d'autore c'è una sorta di " distanza di sicurezza" per
lo spettatore...In "Senso 45" c'è una scena che ha fatto molto scalpore...Mi
riferisco a quella scena che è un chiaro riferimento a "Roma città aperta" di
Rossellini, di cui tu sei stato aiuto registe in passato...La sena è quella
donna che viene ammazzata...Tu con la macchina da presa "indugi" e riprendi le
sue cosce in primo piano...Tu, in questo caso, dirigi fortemente lo sguardo
dello spettatore...E' voluto?
Brass: Si. Io voglio essere lo sguardo
dello spettatore. Mi è necessario. Io sono lo spettatore che guarda...Io sto in
macchina da presa...Perchè non ci sono diaframmi tecnici tra me e il corpo di
lei. Metto l'obiettivo dove voglio. Il mio sguardo è dove si deve rivolgere lo
sguardo dello spettatore...
Senatore: Posizionando così fortemente
lo sguardo dello spettatore è come se tu escludessi "l'altrove", il "non
visibile". Immaginiamo il Codice Hays del cinema americano, dove il bacio doveva
avere una certa durata. I registi inventarono la dissolvenza e tu che eri in
sala, immaginavi quello che era successo tra i due innamorati; che si sarebbero
poi baciati, che sarebbero andati a letto...
Brass: E' la sublimazione di cui ti
parlavo prima...
Senatore: In un'intervista hai detto"Non
ho mai sentito la necessità di andare in analisi forse perché ho avuto la
possibilità di sfogarmi e di elaborare tante mie ossessioni attraverso il
cinema"...Nei tuoi film inoltre molti personaggi finiscono in manicomio...Dal
tuo primo film del 63 "chi si ferma è perduto" a "Il disco volante", "L'urlo",
"Drop-out", "La vacanza" e "Action"...In "Tra(sgr)dire" poi fai un riferimento a
"L'interpretazione dei sogni" di Freud...
Brass: Anche l'eros ha a che fare con la
psiche...Quello che mi interessa è tutto quello che è fuori dalla cornice...
Senatore: In un intervista hai
dichiarato che: "Sono cresciuto con un sogno di libertà, poi all'indomani del 68
ci fu la delusione... Compresi che per cambiare le condizioni sociali bisognava
cambiare gli individui...Citi poi Wilheim Reich e la reciprocità tra repressione
sessuale e oppressione sociale...
Brass: In realtà feci un film di
montaggio che si chiamava "Ca ira", mettendo insieme pezzi, citazioni di cinequalità da tutto il mondo; dalla Russia all'Islanda, dalla Cina ai Boeri
dove erano documentati i fatti rivoluzionari di ribellione che erano avvenuti
dall'inizio del secolo in poi. Ma mettendo insieme i pezzi, tutti questi
tentativi di ribellione per far nascere l'uomo nuovo, risultava che, alla fine,
dopo un bagno di sangue, un potere si sostituiva ad un altro...Ma come cambia
l'individuo? Facendo i conti con se stesso significava fare i conti con la
sessualità...
Senatore: Hai detto: "Il mio concetto di
sesso è articolato come sogno che si fa reale" Mi sembra che nei tuoi film ci
sono delle ridondanze sia da un punto di vista stilistico (gli specchi, le luci
al neon, le tonalità d'azzurro...) che da un punto di vista narrativo. C'è
sempre un desiderio del possibile, le tue donne sempre disponibili e sempre alla
ricerca del godimento sessuale...I tuoi film sono, alla luce di queste
riflessioni "onirici" e non "realistici"...
Brass: Assolutamente si...Sono di
derivazione surrealista e lo si vede nella cura maniacale estetica. Nei miei
film non c'è le riproduzione fotomeccanica dell'atto sessuale; non è quello che
mi interessa...L'orgasmo io ce l'ho non quando vedo un culo di una donna ma
quando lo illumino, come lo mostro. I francesi in questo omaggio che mi hanno
fatto mi hanno definito: "Il più erotomane dei cineasti ma anche il più cineasta
degli erotomani". Hanno capito che la mia ossessione erotica era mediata da una
precisa cifra stilistica....
Senatore: Otto Preminger disse: "Che
cosa suscita scandalo? Soltanto l'insolito, l'inatteso. Se non si sfidano le
regole il mondo non va mai avanti." Jean Cocteau, invece: "Cos'è un poeta?
Un uomo che cambia le regole del gioco". Ti ritrovi in queste due definizioni?
Brass: Lo scandalo è un elemento di
rottura. Per ciò ti citavo i surrealisti prima. Poi sai, sin dal primo film
portavo in Italia il linguaggio della Nouvelle Vague, nel 63 che non era
conosciuto portavo la lezione di Roland Barthes sullo strutturalismo, sul
significante e sul significato...
Senatore: Eppure i tuoi rapporti con la
critica non sono stati mai ottimali...
Brass: La critica ha dei preconcetti.
Quando hanno visto "Senso 45", rispetto alla scena che citavi prima della donna
ammazzata dai nazisti, più di un critico mi ha chiesto perché non avevo messo le
mutande a quella donna...Ma io ce le ho messo le mutande a quella ragazza. Nel
libro che hai con te ("Senso 45"- Gremese Editore) c'è la foto...Vedi ce le ha
le mutande...Ma la vedevano senza mutande perché hanno dei preconcetti...
Senatore: Wim Wenders ha dichiarato: "Mi
sembra che le immagini mi interessano più delle storie. Oppure che le storie non
sono altro che un pretesto per fare delle immagini". A te interessano più le
immagini o le storie?
Brass: Le immagini...
Senatore: Trovi più gratificante
lavorare con attrici affermate o con attrici sconosciute?
Brass: Sono due piaceri diversi. Con una
grande attrice affermata come Silvana Mangano, Vanessa Redgrave, Stefania
Sandrelli, Anna Galiena...c'è il piacere di dirigere qualcuno che dà un apporto
ad un personaggio e ne accogli i suggerimenti. Con un "attricetta" giovane c'è
il piacere di portare alla luce le potenzialità di una che non si è mai
cimentata.
Napoli il 7 aprile 2003
L'intervista completa
é pubblicata su "Il cineforum del dottor Freud" di Ignazio Senatore - Centro
Scientifico Editore.