La bocca del lupo di Pietro Marcello
(2009)
Enzo (Vincenzo Motta), un immigrato catanese, condannato a ventisette anni di carcere, ritorna a casa. Ad aspettarlo in un piccolo appartamento nei pressi dell’angiporto genovese la sua Mary (Mary Monaco), un trans, ex tossicodipendente di eroina, conosciuto durante la detenzione.
In questo docu-film, (il cui titolo allude a un noto romanzo ottocentesco di Remigio Zena, ambientato nei vicoli genovesi), il regista vuole narrare un’appassionata storia d’amore tra due emarginati ma raffredda la narrazione con gli insistiti filmati d’archivio, con dei lunghissimi squarci paesaggistici e con un prologo che rimanda alla spedizione dei Mille. Grazie alla voce fuori campo, Enzo e Mary si raccontano e descrivono le loro vite tribolate dalle quali emerge il carattere violento e passionale di Enzo che, accecato dalla passione per Mary, aveva minacciato di morte sia le guardie che i carcerati se avessero mancato di rispetto alla sua amata che, dal suo canto, lo aveva ripagato, andandolo a trovare, per tutti quegli anni in carcere.