Intervista a Cate Blanchett

 

Ci sono dei cognomi che calzano alla perfezione; Cate Elise Blanchett, infatti, non è soltanto bellissima, ma è (quasi) diafana e con una pelle bianchissima. Australiana da parte di madre e texana da parte di padre, da giovanissima, ha cominciato giovanissima a girare per il mondo, fino ad approdare in Egitto, dove muove i primi passi nel cinema. Ritorna in patria, si iscrive alla National Institute of Dramatic Art ed inizia a fare teatro con la Sidney Theatre Company. Il suo debutto cinematografico è del 1997, nel film “Paradise road”. L’anno successivo ottiene la nomination all’Oscar come miglior attrice per il film “Elisabeth” di Shekar Kapur. Nella sua carriera ha interpretato, tra gli altri, “Il talento di Mr Ripley” di Anthony Minghella (1999) “Il signore degli anelli” di Peter Jackson (1999) “Heaven” di Tom Tikwer (2002) “Veronica Guerin” di Joel Schumacher (2003) “Coffeee & cigarettes” di Jim Jarmusch (2003) fino al recente “The aviator” di Martin Scorsese con il quale ha ottenuto il premio Oscar come miglior attrice non protagonista.

Luminosa e raggiante, in un elegantissimo vestito di color verde, è giunta al Napoli Film Festival, direttamente da Venezia, dove ha fatto da “supporter” alla Biennale ad uno scultore australiano, suo amico.

Torni a Napoli dopo aver recitato qualche anno fa, in questa città“Il talento di Mr Ripley…

“E’ vero., peccato che ogni volta che vengo a Napoli non è mai per vacanza ma sempre per lavoro.”

C’è chi dice che il primo ruolo importante resta appiccicato per sempre addosso ad un attore. E’ successo così anche per lei con “Elisabeth”?…

“Mi ritengo abbastanza infedele. Una volta abbandonato un ruolo mi impegno subito in un altro. Dopo “Elisabeth” posso dire che ho iniziato a prendere le mie decisioni, anche perché è inevitabile che nella vita sei costretto a delle scelte e delle sfide." (...)

  

L'Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 10-6-2005

 

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