Intervista Francesca Archibugi

 

Alleva di Olmi, Francesca Archibugi non ha mai amato cifre stilistiche eccessive ma una narrazione un po’ scolastica ma calda e palpitante. Attenta più al testo che alla scrittura visiva ha sempre raccontato di adolescenti tormentati, imperfetti ed irrisolti come Mignon, la protagonista del suo film d’esordio del 1987, Pippi, la (finta) epilettica de “Il grande cocomero “, Siddharta de “L’albero delle pere”. Nel suo nuovo film “Lezione di volo” al fianco di una radiosa e solare Giovanna Mezzogiorno, altri due inquieti adolescenti; Polly e Curry.

Come mai a distanza di venti anni, il suo ultimo film propone dei temi sostanzialmente sovrapponibili a quelli del suo esordio?

 

“Non credo di essere un’esperta di adolescenti e quando mi metto a scrivere pesco nel mio passato. Di una cosa sono assolutamente certa; nei secoli l’uomo non è mai mutato ed anche se si è passati da rivoluzioni epocali come la scoperta della polvere da sparo ad Internet, credo che quello che ha scritto Saffo sulla gelosia sia ancora universalmente valido ed attuale. In realtà potremo dire che Chiara, la protagonista del mio film è Miriam a trent’anni. I personaggi che metto in scena sono tutti sul crinale.

 

Il suo ultimo film è ambientato in India. E’ stata una scelta ideologica o di mercato?

 

"Non ho pensato minimamente al mercato. A me interessa narrare storie che hanno a che fare con la commedia umana. Non sono una regista in vendita anche perché ce ne sono di migliori ci me in circolazione. Io non sono neanche brava a farmi pubblicità  e certamente i film che amo di meno sono i film a tesi."

 

Come mai negli anni la sua marca stilistica è rimasta sostanzialmente identica?

 

"Non amo le cifre violente, il fotogramma pieno. Il cinema è bello perchè nessuno può mai dire “Questo è cinema e questo altro no.” Io sono votata ad un certo tipo di stile. Perchè? Non lo so. Ma forse in questo film c’è qualche diversità ed un percorso diverso."

 

Quali sono i cineasti della nuova generazione che apprezza di più?

 

"Garrone, Crialese, Costanzo ma dobbiamo prendere atto che, al di là del cinema d’autore, esiste una larga fetta di cinema italiano di medio livello che ha scalzato dopo anni di predominio quello americano. Credo che questa tendenza negli anni finirà per rafforzarsi sempre più."

 

Articolo pubblicato su "Il Napoli - Epolis"- 17-3-2007

 

 

Torna alla Homepage »