Appuntamento a Liverpool di Marco Tullio
Giordana -1984
Caterina (Isabella Ferrari), ventenne, lavora in un negozietto di
Cremona e vive con la madre (Valeria Ciangottini). La sua vita si è spezzata a
seguito della morte violenta del padre, ucciso allo
stadio Heysel di Bruxelles da alcuni
hooligans inglesi durante la partita Liverpool-Juventus. Uno zelante ispettore
(John Steiner) di polizia inglese, deciso a dare la caccia ai teppisti
responsabili di quelle vili aggressioni, dopo averne arrestati ventisei, è sulle
tracce dell’assassino del papà di Caterina. La convoca in commissariato, le fa
rivedere il filmato dell’aggressione al padre e poi le mostra le foto di alcuni
scalmanati tifosi inglesi, tra cui quella di un giovane tassista biondo.
Caterina finge di non riconoscere quest’ultimo e, decisa a vendicarsi, dopo aver
fatto rimettere a nuovo una fiammante Alfa Romeo spider, appartenuta al padre,
parte per Liverpool con l’intento di uccidere chi ha sconvolto la sua vita e
quella della sua famiglia. Dopo aver barattato con un malavitoso l’auto per una
pistola, s’imbatte nel tassista. Porterà a termine la sua vendetta?
Giordana dirige il suo primo (ed unico) film all’estero che ruota intorno allo spaesamento della giovane protagonista, implosa in se stessa ed incapace di elaborare il lutto per la tragica morte del padre. Il regista ambienta la seconda parte della vicenda nella spoglia, gelida e disadorna Liverpool e questa sua scelta amplifica ancor più il doloroso malessere interiore di Caterina, una ragazza che vive sola senza un ragazzo e senza amici, in un tempo sospeso, senza né presente, né futuro. Il faccino acqua e sapone di Isabella Ferrari fa da contro-altare ai suoi propositi vendicativi. Giordana non strizza l’occhio al pubblico giovanilista ed in luogo di musiche all-Beatles (di cui il padre della protagonista era un fan accanito) sceglie Wagner e Mahler.