Anonimo veneziano

 di Enrico Maria Salerno con Florinda Bolkan, Tony Musante - Italia -  1970 – Durata 94’

 

Enrico (Tony Musante) suonatore d'oboe alla Fenice di Venezia è affetto da un male incurabile. Gli restano cinque mesi di vita e chiede a Valeria (Floinda Bolkan) la sua ex moglie di raggiungerlo a Venezia. Inizialmente Valeria crede che Enrico stia mentendo ma poi si piega all’evidenza ed amorevolmente si prende cura di lui. I due si amano nuovamente ed Enrico, prima di morire dirige la sua orchestra nel concerto per oboe.

Film strappalacrime che sbancò al botteghino grazie alle suadenti musiche del Settecento di Benedetto e Alessandro Marcello (arrangiate da Giorgio Gaslini) ed alla struggente musica originale composta da Stelvio Cipriani.

Pur impaginando un melò sentimentale il regista, al suo esordio, non lesina di mostrarci l'inesorabile declino del protagonista e lo filma quando assume la terapia e mentre si poggia, costantemente, la mano sulla nuca, quasi per oggettivare il male che lo affligge. Nel corso del film Enrico prova a seppellire il proprio dolore ma a Valeria confessa: “Il brutto sarebbe perdere la personalità e finire così a poco a poco. Sai, queste cose possono fare brutti scherzi, dipende dove vanno a sbattere. Bella roba. Quello che mi spaventa non è tanto il dolore fisico (si, certo il dolore fisico ti fa paura) ma puoi prendere un calmante, farti un'iniezione…Gran brutto male! E la gente non ne parla mai, strano, come se non esistesse. Bisognerebbe sapersi rassegnarsi. Non credo che accetterò di spegnermi così come una candela senza far niente. A me è sempre mancato qualcosa per essere un vero uomo, anche in questa circostanza…”

Il regista alterna scene dal contenuto drammatico a dei flashback con i due protagonisti sorridenti e felici. Venezia, città plumbea ed agonizzante, fa da cornice all’intera vicenda, come sottolinea lo stesso Enrico: “Io non potrei morire, non potrei aspettare di morire in un'altra città, non perché sia nato o sia semplicemente sempre cresciuto qui, nella città più bella del mondo ma perché è in agonia e mi dà questo senso di morte insieme.” Enrico accetta il suo male stoicamente ma, nel corso del film, si rivolge a Valeria e le dice: “Certo che ho paura! Ho paura quando m'addormento perché potrei morire nel sonno, ho paura quando incontro una persona perché penso sempre: "Perché a me e non a lui". Ho paura perché quando suono potrei restare lì, con questo (un oboe) tra le mani, questo che è stato tutta la mia vita. Perché non dovrei aver paura?”

David di Donatello 1971 a Florinda Bolkan come migliore attrice. Premio speciale ad Enrico Maria Salerno. Nastro d’argento 1971 per la migliore fotografia a Marcello Gatti e miglior musica a Stelvio Cipriani.

 

 

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