Intervista a Theo Angelopulos

 

Come nascono i suoi film?

“La creazione è un campo inesplorabile. Il periodo che precede la nascita di un film, io la chiamo “umidità” ed è una certa sensazione di esserci e non, è una apertura. Quando parlo di apertura  intendo quella condizione di una persona che è aperta al nuovo e tutto quello che arriva entra nel film. Sul set è come se ci fosse un atmosfera che circola e che influenza la troupe. Mentre sto girando “Il passo sospeso di una cicogna” ricevo una telefonata di Tonino Guerra che mi dice: “Guarda che nel film ci devi mettere una gallina.” Continuo a scrivere e sento che ho un problema ad iniziare una scena. Ho riflettuto un po’ e mi è venuta in mente la gallina che ha dato quel particolare “quid” alla scena. Il momento migliore è quando andiamo a passeggio, a zonzo.”

Il suo rapporto con gli attori?

“Il volto ideale non esiste. Quando scriviamo pensiamo ad un volto che non esiste. Con Tonino stavamo lavorando alla sceneggiatura de”L’apicoltore”. Avevo pensato a Gian Maria Volontè ma era malato. Allora Tonino mi dice: “Perché non provi con Marcello Mastroianni?”Pensai che era troppo bello ma lo chiamo ed iniziamo a parlare. Volevo respingerlo, volevo che mi dicesse di no ma mentre parlavo sentivo che Marcello assumeva le espressioni in funzione del racconto. Capii che voleva offrirsi come essere umano e non come attore e mentre parlavano della storia vidi che si è anche emozionato ed ho visto i suoi occhi lucidi.”

Esistono due racconti archetipici: l’Iliade e l’Odissea. Come mai è interessato solo all’Iliade?

“E’ vero sono interessato solo alla tematica del viaggio, inteso come viaggio di conoscenza di se stesso e del mondo. Tutti i film che ho realizzato sono sul viaggio e si può dire che il mio cinema è un viaggio continuo, come se ogni film fosse il capitolo dello stesso film.

La sua cifra stilistica è il “Piano sequenza”

Il paino sequenza è come una modalità di scrittura. Hemingway amava frasi brevi; Faulkner lunghe. Ognuno ha il proprio modo di scrivere. Il cinema è un altro modo di scrivere ed ha le stesse particolarità della lingua scritta. E’intersante notare che Don Passos, ad esempio,adopera il montaggio parallelo che ha inventato Griffith. Esiste già tutto.”

Verrà proiettato nel corso del Napoli Film Festival “Ricostruzione di un delitto”, il suo primo lungometraggio , girato nel 1970…

 

Per l'intervista completa si rimanda al volume "Psycho cult" di Ignazio Senatore (Centro Scientifico Editore-2006)

 

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