L’amore di Kirya

 

Dopo i travolgenti successi televisivi di “Indietro tutta”, “Mai dire gol” e “Quelli che il calcio”, “Che tempo fa”, fu Paolo Virzì con “Baci ed abbracci” a porlo prepotentemente all’attenzione della critica cinematografica.. Fu poi la volta Cristina Comencini nel 2000 con “Liberate i pesci” a consacrarlo definitivamente presso il largo pubblico come attore duttile e versatile. Dopo dieci anni di assenza dal grande schermo Francesco Paolantoni ritorna al cinema con “L’amore di Kirya”, un film a basso budget, con produzione indipendente, diretto da Carlo Tranchida, regista siciliano all’esordio dietro la macchina da presa.

 

“E’ la storia di Kirya, dichiara Paolantoni, uno spirito libero che s’impossessa di un’umana che sta per morire e che s’innamora del personaggio che interpreto, un uomo che vive un disagio familiare e che ignora che la moglie lo tradisce. Nel corso della vicenda Kirya decide di diventare umana per continuare a vivere quest’amore e pone l’uomo, di cui si è invaghita, di fronte ad una scelta.”

 

Un film insolito nel panorama italiano girato tra Catania, Siracusa e Taormina, lontano mille miglia da fascinazioni horror e che costeggia diversi generi; dal ghost-story al fantastico, dalla commedia al sentimentale.

Paolantoni è entusiasta del progetto anche perché il regista catanese ha fortemente creduto in lui, affidandogli il ruolo di protagonista al fianco di Francesca Ferro, la figlia del grande attore siciliano Turi Ferro, di Guia Jelo, una giovane e bella attrice siciliana e dell’intramontabile Philippe Leroy.

Accantonante le fiction di successo (“Grandi domani” per la regia del regista napoletano Vincenzo Terracciano e “La mia casa è piena di specchi”, sulla vita di  Sophia Loren), dopo aver calcato con successo i palcoscenici teatrali con il travolgente “Che fine ha fatto il mio io?”, interpretato “La concessione del telefono” da un romanzo di Andrea Camilleri e proposto al pubblico l’irresistibile commedia “Il medico dei pazzi”di Eduardo Scarpetta “, Paolantoni sembra aver ritrovato rinnovate energie.

 

”Mi diverte l’idea di questo film. E poi sono contento di essermi accostato nuovamente al cinema. Del resto è dal 2002 che ho nel cassetto un film che, per mille motivi, non ho più fatto. Medusa aspettava che facessi il film e che, per ragioni di mercato, mi impegnassi nel doppio ruolo di regista ed attore. Poi l’idea è tramontata e con il passare degli anni si è consolidata sempre più in me la convinzione che potrei propormi in un doppio ruolo; quello di attore e di sceneggiatore ma non in quello di regista ed attore. Il titolo che darei al mio film?  “Accada quel che accada”. Potrebbe essere.”

 

 

Stralcio dall’articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 12-08-2010