Mente &Cervello N. 15 Maggio - Giugno –2005
“Amnesie di celluloide”
di Marta Erba
(...) "L'immenso potenziale
cinematografico dell'amnesia era stato già perfettamente compreso nel 1915
quando il regista John H. Pratt la scelse come tema centrale del film muto “Garden
of lies.” "Lo spettatore
proietta nei film le proprie paure e una di queste è l'angoscia di perdere la
propria identità, spiega Ignazio Senatore, psichiatra all'Università
Federico II di Napoli ed autore di diversi volume sul cinema (tra cui
L'analista in celluloide e
Il cineforum del dottor Freud).
"Inoltre,l'amnesia può essere un
motore drammaturgico che crea suspense e permette di realizzare thriller molto
efficaci. Oppure può essere un espediente catartico, culminante con il ricordo
improvviso di eventi traumatici rimossi come avviene per esempio in Marnie di
Hitchcock o nel più recente K-Pax di Softley." Proprio per
questo, secondo lo psichiatra napoletano, è assurdo demonizzare il cinema se
fornisce informazioni scientificamente scorrette: Il film è una finzione, non un
documentario; il suo compito è quello di emozionare, non spiegare o insegnare.