Americani (Glengarry Glen Ross)

di James Foley con Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin, Ed Harris, Alan Arkin, Kevin Spacey – USA -  1992 – Durata 100’

 

In una piccola agenzia immobiliare di Chicago gli affari non vanno più a gonfie vele. La sede centrale vuole effettuare dei tagli al personale e per tenere sotto pressione i dipendenti ha pensato di regalare a chi realizza più vendite tra loro nella prossima settimana una Cadillac Eldorado, al secondo classificato un servizio di coltelli da bistecca e agli altri una bella lettera di licenziamento. Ricky Roma (Al Pacino) si sente al sicuro perchè da tempo è in testa alle vendite; Shelley Levene (Jack Lemmon) senta franare il terreno sotto i piedi e cerca di convincere John Williamson (Kevin Spacey) il titolare dell’agenzia a sganciargli qualche buono contatto; Dave Moss (Ed Harris) è stufo ed avvilito e sta pensando di mollare tutto; George Aaronow (Alan Arkin) s’aggira per l’ufficio dimesso e spaesato. Le ore passano, il clima si fa sempre più teso e mentre i venditori si azzannano tra di loro, spuntano vecchie ruggini ed antichi rancori.

Foley porta sullo schermo un testo teatrale di David Mamet e lo ambienta dalla prima all’ultima scena nell’angusto ufficio dell’agenzia immobiliare. L’ingresso in campo, nelle prime battute del film, di Blake (Alec Guinnes)  un dirigente che viene dalla sede centrale è fulminante. Le sue parole chiavi sono ABC (Always be closing; Chiudere sempre i contratti) e dopo essersi rivolto ai venditori, con tono sprezzante ed arrogante, li umilia e sbatte loro in faccia la propria invidiabile posizione economica. Nel corso della vicenda Foley descrive, con poche pennellate, i personaggi della vicenda; Roma è un venditore senza scrupoli; Levene, un romantico sognatore; Williamson un uomo pratico e senza troppi grilli per la testa; Moss e Aaronow due individui stanchi e sconfitti. Il clima che circola tra quelle quattro mura è soffocante e Foley ci descrive dei venditori aridi, privi di umanità che per tutto il film non fanno altro che sputarsi addosso e scambiarsi frecciate e giudizi poco lusinghieri. Affetto, stima, solidarietà, sostegno sono parole che non fanno parte del loro vocabolario e la fine della vicenda non può essere che amara e melanconica. La pioggia a dirotto fa da cornice all’intera vicenda e, sul finale, non mancano i colpi di scena; un compratore disdice il contratto che aveva stipulato con Roma,  Al Pacino e Levene scopre di aver  venduto otto lotti a due matti. Nomination Oscar e Golden Globe (1993) per Al Pacino. Coppa Volpi a Jack Lemmon come migliore attore.

 

 

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