L'amante perduto di Roberto Faenza - 1999
Dopo la tragica morte di Yigal, il loro bambino di tre anni, sordo dalla nascita, Adam (Ciaran Hinds) e sua moglie Asya, (Juliet Aubre), entrano in crisi e si trasferiscono a Tel Aviv, insieme a Dafi (Clara Bryant) la loro figlia tredicenne. Un giorno all’officina di Adam si presenta per la riparazione di una vecchia Morris, Gabriel (Stuart Bunce) un giovane francese, giunto da poco in Israele, per raccogliere l’eredità della nonna (Phyllida Law), entrata in coma. Adam si accorge che la moglie è sempre più spenta, silenziosa e distante ed allora le propone di farsi affiancare da Gabriel per le sue ricerche sulla Rivoluzione Francese. Come d’incanto Asya sembra rivitalizzata dalla presenza del giovane francese che però un giorno, dopo aver ricevuto la cartolina-precetto per il servizio militare, sparisce senza lasciare traccia. Asya ritorna ad essere assente, triste e melanconica ed allora Adam, con l’aiuto del giovane arabo Na’Im (Erick Vasquez), un meccanico quindicenne che lavora alle sue dipendenze, inizia a vagare, in lungo ed in largo, alla ricerca del giovane “amante” della moglie. Tra Na’Im e Dafi, intanto, scoppia l’amore. Riuscirà Adam a ritrovare Gabriel? E che destino avranno i giovanissimi innamorati? Faenza traspone sullo schermo il romanzo L’amante di Yehoshua e, rispetto al testo originale, apporta alcune modifiche marginali (sposta l’azione da Haifa a Tel Aviv e dalla guerra dello Yom Kippur al 1999) ma muta completamente il finale, auspicando utopisticamente (?) una pace tra palestinesi ed israeliani. Il regista torinese riesce ad immergere la pellicola in un’atmosfera carica di fascino e di mistero e ci mostra tre adulti profondamente soli, dispersi ed infelici; Asya, una donna lacerata dalla morte del figlio ed incapace di ritrovare la voglia di vivere; Adam, un uomo che, pur di far ritrovare il sorriso alla moglie, di notte va a alla ricerca del “rivale” e Gabriel, un giovane sperduto ed indifeso che sogna, romanticamente, di incapsulare i profumi e che, per sfuggire agli orrori della guerra, è costretto a fingersi un rabbino ultra-ortodosso. Con garbo e delicatezza, Faenza desessualizza “l’amore” tra Asya ed il giovane francese e lo ammanta di un tocco pudico ed infantile. Film sui segreti familiari che pesano come un macigno (Adam ed Asya hanno nascosto a Dafi la carica di morte del fratellino), sugli amori “impossibili” (quelli tra Asya e Gabriel e tra Dafi e Na’Im) e sulle dolorosissime scelte dei giovani palestinesi che, di fronte al proprio immutabile destino, non vedendo altra via d’uscita, sono costretti a diventare dei martiri della resistenza. Faenza regala allo spettatore dei magnifici squarci paesaggistici, s’affida all’ammaliante e suggestiva colonna sonora di Paolo Buonvino e chiude la vicenda con il brano musicale “One love” di Bob Marley in sottofondo Dopo Jona che visse nella balena, Aubrey conferma la sua duttilità, Ciaran Hinds è una vera scoperta e Phyllida Law deliziosa come sempre. Erick Vasquez e Clara Bryant freschi e spontanei, Stuart Bunce innocente e tenero quanto basta.
Per l'intervista completa a Roberto Faenza, l'antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: "Roberto Faenza Uno scomodo regista" - 2012 -Falsopiano Editore