Se la pellicola diventa low-cost
Con il suo H2Odio
Alex Infascelli aveva provato a scardinare l’inossidabile sistema di
distribuzione italiano lasciando che il suo film non uscisse nelle sale ma solo
in edicola ed in formato in DVD. Stefano Tummolini con la sua pellicola Un
altro pianeta, selezionata al Festival di Venezia 2008 nella sezione
“Giornate degli autori”, ha osato ancora di più. Il suo film ispirato alla
poetica di Zavattini, ambientato su una spiaggia del litorale laziale, costato
soltanto mille euro, è senza dubbio il fenomeno cinematografico dell’anno. Il
regista non nasconde la propria soddisfazione e seppure raggiante, appare
consapevole delle difficoltà che incontrano i registi emergenti: “Mi auguro che
possa essere un apripista ma credo che i problemi del cinema italiano vadano
risolti in maniera più radicale. La verità è che se non hai i santi in Paradiso
non sfondi. Medusa e la RAI hanno il monopolio della
distribuzione ed avendo conquistato una posizione di privilegio non permettono a
nessuno di occupare fette di mercato e fanno il deserto intorno.” Schietto
e spontaneo, senza grandi giri di parole Tummolini va dritto al cuore del
problema ed offre una personale ricetta per permettere che una maggiore fetta di
spettatori possa accostarsi al cinema indipendente: “Occorre attrezzare alcune
sale di proiettori digitali. E’ stato possibile riversare il mio film, girato in
HDV, in pellicola grazie all’interessamento di Angelo Draicchio della Ripley’s
Film che ha investito centocinquantamila euro. La verità è che in Italia non
interessa a nessuno far vivere il cinema indipendente. A tutti i registi che
come me credono in questo tipo di cinema non posso che dire: Teniamo duro”. Gli
fa eco la magnetica e sensuale Chiara Francini, attrice già diretta da
Pieraccioni, Patierno e Spike Lee, laureata in Ermeneutica, protagonista
femminile del film: “Quando’ho visto per la prima volta a Venezia mi sono
commossa. Tutti noi credevamo nella storia ed abbiamo lavorato senza alcun
compenso. L’entusiasmo sul set era tale che per terminare le riprese nell’arco
di una settimana abbiamo fatto i truccatori, i parrucchieri ed finanche le
segretarie di produzione. Il segreto credo sia legato all’ottima sceneggiatura,
ad una fotografia un po’ sgranata tipica degli Anni Settanta ed al valore degli
attori che, come me, venivano tutti dal teatro. Sono molto grata a Stefano
perché mi ha permesso di dare al personaggio delle tinte e delle sfumature che
mi sembravano le più adatte.
Articolo pubblicato su
Epolis- 28-11-2008
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