Alone

di Banjong Pisanthanakun, Parkpoom Wongpoom con Marsha Wattanapanich, Withaya Wasukraipaisan - Thailandia 2007. – Durata 90’ - VM 14

 

Come si riconosce un bel film? Dallo sguardo del regista, dai dialoghi, dall’interpretazione degli attori? Non solo. Dall’impianto della sceneggiatura, dalla colonna sonora, dall’intensità della fotografia, dalla sontuosità dei costumi?. Non solo. Senza tralasciare gli elementi precedentemente citati, considero un bel film (soprattutto?) quello che, nel corso della visione, mi permette di tirare fuori dai cassetti della memoria sequenze di altre pellicole che, inconsapevolmente, avevo seppellito nell’oblio. Il bellissimo Alone è, per l’appunto, uno di quei film che, inaspettatamente, mi ha fatto risalire a galla scene del poetico, malsano e disturbante Le due sorelle di Brian De Palma.

I registi thailandesi pescano nel genere, mostrano porte che sbattono, sangue che sgocciola a fiotti, fantasmi che sbucano dalle tenebre e prendono corpo ma confezionano un horror, che spiazza per l’eleganza e la cura della messinscena.. La vicenda ruota intorno a Pim (Marsha Wattanapanich), sposa del tenero Vee (Withaya Wasukraipaisan) che accorre al capezzale della madre, colta da ictus ed una volta ritornata nella vecchia casa dove abitava un tempo, è travolta dai sensi di colpa nei confronti di Ploy, la gemella siamese, morta dopo l’intervento chirurgico effettuato per separarle.

I registi strizzano l’occhio al tenebroso ed inquietante Two sisters di Kim Jee-woon, puntano tutto sui suggestivi e melanconici flashback che ripropongono l’infanzia delle due infelici protagoniste ed impaginano una pellicola più struggente e commovente di un melò. Da non perdere.

 

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema - N. 171 Settembre - Ottobre 2011

 

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